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L’UOMO CO-CREATORE DI LIBERTA’ E AMORE



L’UOMO CO-CREATORE DI LIBERTA’ E AMORE




Osservando il mondo circostante, si potrebbe credere che tutto è in declino, che l’egoismo dilaga, che il male impera in modo crescente: al punto di vedere solo una “caduta” irrefrenabile dell’uomo.



In realtà tutto quello che accade è invece un preciso segnale che mostra l’umanità prossima ad una grande svolta.

L’umanità sta superando l’adolescenza intesa come fase di sviluppo, e sta entrando nel tempo della maggiore età. E’ come se, trovandosi nel 21° secolo, avesse compiuto 21 anni, conquistando così la maturità. Questo è un periodo, molto duro e difficile, ma che preclude ad un “bello” meraviglioso: l’uomo sta facendo passi avanti, riguardo la sua capacità di gestirsi dall’interno, dal punto di visto di essere autonomo e individuale.



E’ ancora nella fase di “orientamento” riguardo al “come” gestirsi. Ma tutto sta avvenendo, e più passerà il tempo, più egli saprà essere un entità squisitamente e altamente etica, sociale, morale.



L’osservanza delle leggi, la direzione, il comando, la sottomissione a leggi, al sistema sta piano piano diventando un anacronismo. L’individuo vuole condursi dal di dentro. Senza appoggi o sostegni. E deve essere così: egli deve imparare a sapere come e cosa fare in tutte le situazioni sociali, senza doversi riferire o appellare ad un sistema che lo istruisca sul da farsi.




Il probizionismo, la legge che obbliga e che guida è servita sinora come fattore non educativo (perché le norme e i limiti non educano, ma costringono) ma come stato di emergenza, per arginare il “troppo” amorale. Apparirà a poco a poco la nuova e magica creatività umana, capace di amare in libertà, che non abbisogna di nessuna regola, perché si autoregola.


Questo significa che presto l’umano si avvierà verso il massimo dell’individualizzazione, della sua unicità e irripetibilità: verso il massimo bene per tutti e per sé.



Le leggi diverranno superflue, perché ognuno saprà regolamentarsi da sé e avrà pieno rispetto dell’altro. L’individuo stesso si renderà conto che, facendo delle azioni che ledono la libertà dell’altro, sarà il primo a farne le spese, perché presentirà il danno prodotto all’altro come un danno verso di sé. Sperimenterà in anticipo le conseguenze karmiche di causa/effetto: e quindi non potrà compiere qualcosa di cui sa in anticipo che è qualcosa di non utile, ma dannoso.



L’uomo perverrà a sentire che è “uno” con tutti gli individui e gli altri esseri del mondo. Sentirà di essere parte organica di un organismo più ampio: sentirà il pianeta terra e le sue creature come organi del corpo di un unico essere, di cui egli stesso è parte, come organo a sé, come cellula vivente. Se una cellula danneggiasse un’altra cellula, essendo entrambe parti del medesimo organismo, andrebbe incontro ad una morte sicura.



Questo l’uomo sentirà: che ogni cosa che farà agli altri la avrà fatta al corpo del mondo, di cui egli è parte. Non potrà evitare di subirne conseguenze. Desidererà l’armonia.


Il detto: “Ama il prossimo tuo come te stesso”, muterà in “Ama il prossimo tuo, perché lui è te stesso”. Se sei parte di uno stesso corpo, non puoi non amare tutto il corpo. Infatti solo rispetto l’apparenza fisica l’umanità è separata in corpi: in realtà ogni anima e ogni spirito, sono parte di un unico essere.




L’uomo è dunque un essere che è prossimo a mostrare la sua grandezza: diventerà sempre più creatore, sempre più fantasioso, artista della fantasia morale, una fonte inesauribile di bene.


Egli saprà che più ometterà di fare il bene, più si indebolirà, più ritornerà a gradi inferiori: perché fare il male significa peggiorarsi, retrocedere come gioia e completezza interiore. Perché è il vivere in armonia con tutti dona felicità. Quindi a nessuno piacerà più fare il male: nessuno vorrà diventare insoddisfatto e infelice.



Più qualcuno omette il bene, più crea dei vuoti nella sua coscienza, che possono essere “invasi” da entità del male. Ci si indebolisce. Chi non fa del male è forte, non ha vuoti dentro sé e non può farsi “abitare” da forze estranee.



Tiziano Bellucci

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