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Su L’ETERNO FEMMININO

L’ETERNO FEMMININO- dal coro mistico finale del Faust di Goethe, ultime parole

femminino

“Tutto l’effimero è solo un Simbolo.

L’Inattuabile si compie qua.

Qui l’Ineffabile è Realtà.

Ci trae, superno verso l’Empireo

il Femineo eterno”.

Tutto ciò che di fisico ci circonda nel mondo dei sensi è maya, illusione, inganno, è un simbolo dello spirituale. Vi è qualcosa che ci attrae oltre la materia, oltre l’illusione: è la necessità di pensare, di porci delle domande. Questa facoltà, che è presente solo nell’umano, che ci spinge a ricercare una soluzione per gli enigmi del mondo è una facoltà femminile, tipica della polarità femminile: L’IMMAGINAZIONE, che spesso può presentarsi in curiosità, in bisogno di conoscere. “L’eterno femminino” viene citato spesso impropriamente con allusione al fascino della donna e alla facilità con cui l’uomo vi soggiace. In realtà l’eterno femminino indica la redenzione e alla salvezza del protagonista, Faust, che avviene grazie all’amore di Margherita e all’intercessione della Vergine Maria. Dobbiamo come vedere che qualcosa di femminile – l’immaginazione – può e deve essere fecondata dal maschile. L’eterno femminino è la facoltà di poter conoscere è il Conoscere in sé, come puro principio di volontà conoscente. A tal proposito Rudolf Steiner dice , nella conferenza del 23 gennaio 1910(O.O.N° 272):

“È un vero peccato nei confronti di Goethe dire che egli con queste parole intendesse il sesso femminile. No, Goethe intende quell’elemento profondo che l’umanità si raffigura come mistero del mondo, l’elemento eterno nell’uomo che anela all’eterno nel mondo: l’eterno femminino che eleva l’anima verso l’eterno immortale, la sapienza eterna, e che si dona all’eterno mascolino. L’eterno femminino ci eleva all’eterno mascolino. Non vuole affatto riferirsi a qualcosa di femminile in senso ordinario. Perciò possiamo effettivamente cercare questo eterno femminino sia nell’uomo che nella donna: l’eterno femminino che anela all’eterno mascolino nel cosmo per unirsi a lui, per divenire una cosa sola con il Divino spirituale che pervade il mondo, che agisce nel mondo, a cui Faust anela. Questo mistero dell’uomo di ogni tempo, a cui Faust anela fin dall’inizio, questo mistero, a cui la Scienza dello Spirito deve condurci in un senso moderno, Goethe lo esprime in modo pragmatico e monumentale in quelle belle parole alla chiusura della seconda parte del Faust in forma di coro spirituale mistico: tutto ciò che di fisico ci circonda nel mondo dei sensi è maya, illusione, inganno, è un simbolo dello spirituale”.

(ALTRO CONTIBUTO, IN MERITO):

[  Lecture: 17th November, 1906 | Hamburg | GA0054  ] Woman and Society  http://wn.rsarchive.org/GA/GA0054/19061117p01.html Una conferenza sul femminismo dal punto di vista della scienza dello spirito. “Non vi è maschile e o femminile: vi è l’essere umano in Divenire”

Questo è un punto importante. Nella storia passata gli uomini hanno giocato un ruolo più grande, perché il materialismo li ha spinti verso una cultura esterna. Questa cultura esterna è la cultura dell’ uomo, perché doveva diventare una cultura materialistica. Ma dobbiamo anche essere consapevoli del fatto che nello sviluppo della storia del mondo un’epoca culturale cede il passo ad un altra, e che questa unilaterale cultura maschile deve trovare il suo completamento attraverso quella parte che vive in ogni essere umano. Si sente proprio questo nell’era di questa cultura maschile. Ecco perché, quando i mistici hanno parlato da più profondo della loro anima, hanno definito questa parte con il nome di “anima”: come qualcosa di femminile. Ed è su questo che si basa ovunque il paragone dell’anima, in quanto è elemento ricettivo al mondo, con la figura della donna:  su questo si basa Goethe che dice nel ‘Chorus mysticus’: “Tutto l’effimero Non è che illusione L’inadeguato – Qui diventa evento; L’indescrivibile – Qui si è fatto; L’eterno femminino Ci porta in alto”.

Non ha senso analizzare questo detto in modo banale. Lo si può analizzare in un modo giusto e nel vero senso goethiano, quando si dice: Colui che sapeva qualcosa di nobile, nella sua cultura spirituale ha voluto indicare il carattere femminile dell ‘anima; e proprio da quella sua cultura maschile ha espresso il detto:’ L’eterno femminino ci porta in alto ‘ sollevandoci liberi. Così il mondo più grande, il Macrocosmo è stato raffigurato come un uomo, e l’anima, che è stata fecondata dalla saggezza del Cosmo, come il femminile.

E che cosa poi è questo peculiare modo di pensare? che si è sviluppato negli uomini nel corso dei secoli, cosa è questa logica? Se vogliamo guardare nel profondo della sua natura, dobbiamo vedere qualcosa di femminile – l’immaginazione – che deve essere fecondata dal maschile. Così, se si considera ciò che cresce al di là delle differenze maschili/femminili, vediamo la natura superiore dell’essere umano – ciò che “l’io” crea al di fuori dei corpi inferiori. L’uomo e la donna devono guardare al loro corpo fisico come uno strumento che consenta loro, in un senso o nell’altro, di essere attivo come una totalità nel mondo fisico. Più gli esseri umani saranno consapevoli della spiritualità al loro interno,  più faranno diventare il loro corpo uno strumento, più essi impareranno a capire la gente, guardando nelle profondità dell’anima. Questo, infatti, non ci darà una soluzione alla “questione del femminismo e della donna”, ma ci darà una prospettiva.

Non si può risolvere la questione della Donna con tendenze e ideali! In realtà si può solo risolverla creando quella disposizione d’animo che consenta agli uomini e alle donne di comprendersi al di fuori della totalità della natura umana. Finché la gente è rivolta solo alla “sostanza” dei corpi (genere sessuale), una discussione veramente fruttuosa sulla questione della donna non sarà possibile.

Per questo motivo non ci si dovrebbe sorprendere che, in un’epoca impregnata di cultura maschile, la conoscenza spirituale che determinò l’inizio nel movimento teosofico sia nata da una donna. In questo modo movimento teosofico o scientifico spirituale  si rivelerà eminentemente pratico. Porterà l’umanità a superare i genere maschili e femminili e farla crescere al livello in cui l’Uomo Spirito o Atman appare al di là di ogni differenza di genere, al di là del personale – a salire al livello puramente umano. La Teosofia non parla della genesi e dello sviluppo dell’essere umano in generale, in modo che venga a poco a poco riconosciuto. Di conseguenza si desterà nella donna una coscienza simile a quella che, durante questa cultura maschile, si è destata negli uomini.

Proprio come Goethe parlando dalle profondità dell’anima, una volta disse: ‘l’Eterno femminino ci porta in alto’, così anche gli altri che come donne sentono in sé stesse l’altro lato dell’essere umano, in coloro che essendo dotate di un serio e vero senso pratico cercheranno di capire lo scientifico spirituale, quelle donne sentiranno la voce dell’Eterno mascolino parlare entro la loro natura femminile. Solo così sarà possibile una vera comprensione e una vera soluzione nell’anima della “questione femminile”.

L’ambiente esteriore in cui viviamo è specchio, riflesso della fisionomia della vita dell’anima. Nella nostra cultura esteriore, non abbiamo nulla di diverso da ciò che gli esseri umani hanno creato, ciò che gli esseri umani hanno tradotto dei loro impulsi nelle macchine, nell’industria, nel sistema giuridico. Nel loro sviluppo, le istituzioni esterne riflettono lo sviluppo dell’anima. Un’epoca, tuttavia, che si è aggrappata alla fisionomia esteriore, è stata in grado di erigere barriere tra uomini e donne.

Faust nel «Coro mistico» si rivolge all’anima umana definendola «il femminile eterno» che ci trae in alto. L’anima presente in ogni uomo è quell’elemento femminile tramite cui sentiamo attrazione verso il maschile cosmico. E’ “L’eterno femminino” in noi, ossia la nostra anima, che ci porta, ci conduce verso lo spirito. Che è il “maschio” . Non vi è fraintendimento di genere sessuale: ogni umano, essendo provvisto di “anima” (che sia uomo o donna) reca in sè un elemento che funge da “cercatrice” dello Spirito. L’anima umana è ciò attraverso cui sorge in ogni essere umano la tendenza a “conoscere”, a spiegarsi il mondo. In altri termini, è il “ferro” che viene attratto dal “magnete”.

Sta arrivando un’epoca non più radicata in ciò che è solo materiale, ciò che è esterno, superficiale, ma che riceverà la conoscenza della natura divina interiore dell’essere umano- la quale trascende le differenze sessuali. Sta per venire un tempo che vuole smettere di strisciare nella desolazione, nell’ascetismo o nel negare la sessualità, un era che desidera attivare, abbellire la sessualità e vivere in quell’elemento che esiste al di là di essa. E la gente avrà quindi una comprensione di ciò che porterà la vera soluzione alla problema del maschile e del femminile, perché si presenterà, al tempo stesso, la vera soluzione alla questione eterna dell’umanità. Non si potrà quindi più dire: “l’Eterno Femminino ci porta in alto’ o “l’Eterno Mascolino ci porta in alto’, ma, con profonda comprensione, con profonda comprensione spirituale si dirà: “l’Eterno essere umano”   ci porta in alto ‘. (Traduzione di Tiziano Bellucci) http://wn.rsarchive.org/GA/GA0054/19061117p01.html

Rielaborazioni a cura di Tiziano Bellucci

(Considerazioni sull’eterno femminino di Steiner: L’ISIDE EGIZIA E LA MADONNA CRISTIANA; Berlino, 29 aprile 1909)


Nel Faust, Goethe parla di un “regno delle Madri”; esso è quella dimensione in cui riesce ad entrare l’essere umano quando riesce a risvegliare le forze spirituali sopite nella sua anima. L’ingresso in quel regno è il momento in cui il suo occhio e il suo orecchio spirituali si aprono e percepiscono un mondo che sta dietro quello fisico, tramite l’Iniziazione. Per comprendere la natura delle “Madri” occorre farci aiutare dall’arte. Si tratta di “3” Madri.

Prima di tutto è bene sapere che essere sono tre parti di un elemento umano: sono il pensare, il sentire e il volere intessuti nell’anima umana. Sono l’anima umana. Nella Madonna Sistina di Raffaello abbiamo davanti a noi un’immagine dell’anima umana che dopo un percorso di iniziazione si è purificata e che viene generata, fecondata dall’universo spirituale. Quest’anima partorisce a sua volta ciò che di più sublime l’uomo è in grado di generare: la propria nascita spirituale, l’io/ Cristo. La Madonna è l’elemento puro nell’anima: è il femminile eterno nell’uomo.

Faust nel «Coro mistico» si rivolge all’anima umana definendola «il femminile eterno» che ci trae in alto. L’anima presente in ogni uomo è quell’elemento femminile tramite cui sentiamo attrazione verso il maschile cosmico. E’ “L’eterno femminino” in noi, ossia la nostra anima, che ci porta, ci conduce verso lo spirito. Che è il “maschio” . Non vi deve essere fraintendimento di genere sessuale: ogni umano, essendo provvisto di “anima” (che sia uomo o donna) reca in sè un elemento che funge da “cercatrice” dello Spirito. L’anima umana è ciò attraverso cui sorge in ogni essere umano la tendenza a “conoscere”, a spiegarsi il mondo. In altri termini, è il “ferro” che viene attratto dal “magnete”. Ogni essere umano, provvisto si anima, possiede un “femminino” in sè che lo spinge a cercare “l’eterno mascolino”: lo Spirito. Ecco perchè Socrate diceva una frase spesso equivocata: “il vero amore è solo per il Maschio”. Possiamo ritrovare questo “femminino eterno” anche nella tradizione egizia. Osiride è il re che in tempi antichissimi, nell’età dell’oro, regnava sugli uomini; in connubio con sua sorella Iside. Sua sposa. Egli regna sulla terra fino al tempo in cui viene ucciso da suo fratello: il maligno Set. In occasione di un banchetto, il perfido fratello Set ― che più tardi fu chiamato Tifone ― fece costruire una cassa. Ricorrendo a uno stratagemma, indusse Osiride a coricarvisi entro per provarla. In un baleno richiuse il coperchio e la sigillò. La cassa fu poi affidata alle acque, che la trasportarono verso l’ignoto. Iside, la sposa in lutto, si mette in cerca del suo sposo e trovatolo in terra d’Asia, lo riporta con sé in Egitto, ma il cattivo fratello Set questa volta lo fa a pezzi. I resti del corpo di Osiride ridotto a brandelli vengono allora sepolti in altrettante tombe. In questo modo, Osiride diventa il re dei morti, mentre prima lo era degli uomini viventi sulla terra. Dal mondo dell’oltretomba manda un raggio a colpire il capo di Iside, che così dà alla luce Horus. Costui diviene d’ora in poi il sovrano del regno dell’Egitto. Stando dunque al mito egizio, Horus è il figlio postumo di Osiride. Dall’oltretomba Osiride, signore ormai del regno dei morti, feconda Iside facendo nascere Horus che diviene signore del mondo terreno. L’anima umana sottostà al potere di Horus per tutto il tempo in cui vive in terra racchiusa nella cassa del corpo. Quando poi, grazie alla morte, abbandona questo involucro per entrare nel regno di Osiride — basti leggere il Libro dei Morti egizio — l’anima umana diventa lei stessa un Osiride. Nel giudizio descritto nel libro egiziano dei morti, l’anima al suo arrivo viene apostrofata in modo quanto mai significativo: «Tu, Osiride, che cosa hai fatto…» e così via. Questo significa che dopo la morte, l’anima impara a diventare lei stessa «Osiride». Il senso dell’iniziazione egiziana consisteva nel fare entrare l’iniziato, già da vivo, in regioni accessibili agli altri solo dopo la morte. Il fratello di Osiride, Tifone suo nemico, è quell’essere che ha rivestito gli uomini di una struttura materiale. Egli ha fatto condensare una parte dell’essere animico-spirituale fino a raggiungere la densità del corpo fisico. Ecco in che modo l’Osiride primigenio, puramente spirituale, è stato messo dentro una cassa: questa cassa non è altro che il corpo umano! Essendo Osiride un essere che per natura non può discendere nel mondo fisico ma deve restare nel mondo divino spirituale, il venir rinchiuso nello scrigno del corpo umano equivale per lui a morire. Iside è l’anima umana che abita dentro di noi: è in un certo senso l’eterno femminile che alberga in noi e che ci attira verso il regno dal quale siamo nati. Quando l’Iside in noi si purifica, liberandosi da tutto ciò che ha ricevuto dal mondo fisico, viene fecondata dal mondo spirituale dando vita all’uomo superiore, a Horus. Iside è perciò in perenne ricerca di quell’Osiride che ormai può ritrovare solo grazie all’iniziazione o alla morte. Iside e Osiride sono l’androgino Adamo Eva.

Esistono in realtà 3 raffigurazioni di Iside nelle quali troviamo non una, ma ben tre Madri. In primo piano c’è la figura di Iside che nutre il bambino Horus, simile alle più antiche rappresentazioni della Madonna cristiana.

Dietro questa Iside, in molte raffigurazioni egizie, ce n’è un’altra con in testa le ben note corna di mucca e ali di avvoltoio, intenta a porgere al bambino la croce ansata. In questa seconda Iside, ciò che nell’Iside in primo piano è umano in senso fisico, assume una forma più spirituale.

Dietro la seconda Iside ce n’è poi una terza, con una testa di leone, a rappresentare un terzo stadio evolutivo dell’anima umana. Queste tre immagini di Iside si presentano una dietro l’altra. Ed è proprio vero che la nostra anima umana alberga in sé tre nature: una natura volitiva che risiede nei suoi recessi più profondi, una natura di sentimento ed una intrisa di saggezza. Sono queste le «tre Madri» dell’anima, proprio come vengono rappresentate nelle tre forme dell’Iside egizia.

È significativo il fatto che siano raffigurate ali d’avvoltoio, corna di mucca e la sfera del mondo sul capo di Iside, al centro. Coloro che ancora potevano comprendere qualcosa dell’antica teoria dei numeri, hanno sempre affermato che il sacro Ternario, il numero tre, rappresenta l’aspetto divino maschile nell’universo. Ciò corrisponde a una profonda verità. Questa santa trinità viene raffigurata col globo del mondo, con le due corna della mucca quale immagine della Madonna con la falce di luna, se si vuole, ma più propriamente quale espressione dell’operare fecondante delle forze di natura.

L’uomo può edificare e sviluppare in sè “conoscenza” delle cose o del mondo in virtù del fatto che egli può ricevere una “fecondazione” dallo Spirito. E’ un entità privilegiata. Lo spirito “feconda” l’anima nel senso che la rende “gravida” di pensieri, sentimenti e volizioni. Gli dona la possibilità di essere consapevole di sè, suscitandole la vita della coscienza. I concetti, i sentimenti e le volontà sono i “figli” dell’anima. Spesso di dice che venire illuminati o “adombrati” dallo spirito significa ricevere un “intuizione”, un illuminazione. In altri termini: conoscere (aver coscienza) è un frutto dell’attività dello spirito, che pervade il corpo astrale umano “illuminandolo” in direzione della comprensione del mondo e di sè. Di fatto l’anima può sapere di sè e del mondo solo perchè lo spirito la “feconda”. La rende “piena” di verità superiori.

Ciò che oggi vediamo come fecondazione e nascita umane a livello fisico, è un’ultima immagine visibile, l’ultimo simbolo di ciò che in passato era un’esperienza spirituale. Il processo di fecondazione viene rappresentato come un’esperienza simile al processo di conoscenza. Nell’antichità vigeva dappertutto una viva consapevolezza del fatto che il processo conoscitivo è una specie di fecondazione. Nella bibbia c’è dato di leggere: «Adamo conobbe la sua donna e diede vita a…». Lo spirituale che noi oggi riceviamo conoscitivamente, dà vita a ciò che di spirituale vive nell’anima. Si tratta di un ultimo vestigio della fecondazione delle origini. Il nostro conoscere ci mostra come noi veniamo tuttora fecondati dallo spirito universale: lo accogliamo dentro l’anima per poter conseguire l’umano conoscere, sentire e volere. Questo è quanto ci viene presentato da Iside. La sua testa pensante viene fecondata dall’elemento maschile divino.

La Madonna raffigura l’anima umana nel suo venir fecondata dallo spirito universale. dall’universo. Vediamo la Madonna gravida di ciò che è in grado di nascere dal grembo dell’anima umana: l’uomo nobile e vero, assopito in ogni uomo, il meglio di noi e, al contempo, lo spirito che inonda il mondo e in esso lavora.

. La Madonna rappresenta per Goethe l’anima umana. Perciò nel «Coro mistico» egli dà espressione al mistero dell’anima con le parole: «L’eterno femminile ci trae sempre più in alto».

Rielaborazioni a cura di Tiziano Bellucci

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