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E se fossimo liberi di compiere solo il male?



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Il destino è, riguardo gli eventi più importanti che ci accadono, in maggior parte prefigurato.

Gli Dèi e noi insieme a loro, ci hanno indicato e scritto quale saranno i fatti più giusti attraverso i quali potremo conseguire una retta evoluzione.

Non è difatti importante capire se si è liberi o no di attendere ad un dato evento; l’evento scritto ci viene incontro in modo ineluttabile, ma quali forze svilupperemo dal confronto con esso, non dipende da lui, ma da noi.

 Ripeto: è forse già scritto quali saranno le risultanze del nostro incontro, ma non è scritto cosa determinerà in noi quel fatto. Se daremo un senso ad esso, o soccomberemo in depressione.

Essere liberi non significa quindi poter scegliere cosa fare riguardo gli eventi del destino, perché qualsiasi scelta opereremo (pur credendoci noi stessi i liberi artefici) è già predeterminata.

Se qualcuno mi dà uno schiaffo non l’ho scelto io o l’altro, ma il mio io.  Ciò che accadrà in me dopo tale fatto non è scritto: se vorrò porre rimedio alla malefatta o sarò invece orgoglioso di me, questo dipende da me. In altre parole: io non posso cambiare ciò che da fuori mi viene incontro riguardo ad azioni e atti: io sono soltanto libero di cambiare ciò che accade in me e si accende dentro di me.

Sono libero di scegliere solo atti morali, di coscienza. In questo modo si viene a sapere che non si tratta quindi di poter illusoriamente sfuggire o cambiare il destino, ma di prenderlo consapevolmente in mano.

Ciò che  mi accadrà è perfetto: non vi è niente di più saggio e appropriato per me, anche se può apparirmi al presente, sconveniente e sfortunato. Ciò che mi capita ogni giorno è inesorabile: non posso credere di scansarlo, tantomeno di cambiarlo. E se lo cambio, sarà sempre in peggio.

Quindi devo aver fiducia in ciò che mi accade, perché è sempre bene, mosso da sagge mani. Il peccato, il male viene da me prodotto quando considero i fatti del mio destino come accidentali o casuali, che non mi appartengono, che mi fanno del male.

Essi non possono perseguire il male, perché provengono da immaginazioni divine. Maledire il destino è rifiutare l’occasione per crescere: questo è compiere il vero male. Io compio il male solo quando, di fronte ad un fatto della vita non ravvedo in esso la presenza di un angelo che me lo porta per il mio bene evolutivo.

Accettare il destino non significa annichilirsi, reprimersi, ma prendere coscienza della parte che come attore stiamo recitando. E’ tutto prefigurato; ma non è prefigurato il male che “liberamente” compiamo. Un atto doloso, di pensiero o sentimento quello possiamo inventarlo. Non è possibile credere di poter cambiare il proprio destino “in meglio”, perché così come ci attende ora è già il migliore. E’ comunque possibile peggiorarlo: basta soltanto “liberamente” aggiungervi fatti non scritti. Compiere atti, pensieri e sentimenti che siano malvagi. Allora avremo fatto qualcosa di nuovo.

Se ad un dato evento reagiamo con positività, benevolenza e accettazione facciamo il bene. Se invece reagiamo negativamente con intolleranza e disprezzo compiremo il male. E non solo perché ci sentiremo male, ma perché sentirci a disagio ci porterà a fare del male ad altri. Possiamo dunque solo compiere il male. Se fiduciosamente ci affidiamo al nostro destino facciamo il bene. Il bene non possiamo compierlo: il nostro destino, la nostra vita è il bene più perfetto. La nostra vita è una fase del bene: il male la fase in cui dal bene possiamo slanciarci verso il buono.

Tiziano Bellucci

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