L’amata immortale. L’Angelo in noi
Si cerca fuori, ciò che non si trova dentro.
D’improvviso può accadere che ci si senta trasalire e colti dai brividi, come se ci trovassimo al cospetto di un Dio o di una Dea. Incontrando, osservando le creature e le cose, i nostri desideri sorgono, stimolati dalle loro belle e amorevoli forme.
Crediamo sia amore. L’attrazione per il bello e il sublime lo decodifichiamo come il “nobile sentire” che si annuncia nella passione amorosa.
L’essere amato e desiderato ci appare “angelicato”, quale essere celeste trasposto nel fisico, che seppur non alato, è cittadino di un mondo che vive al di là dell’Eden, nel luogo che poeti e musici declamano: “mondo divino”.
E vi è qualcosa di vero. Ogni umano è anche un essere spirituale, con una doppia cittadinanza: spirituale e terrestre. Ma non è un angelo. Per ora.
Tuttavia nella ricerca dell’amore “vero”, dell’amata immortale, della consorte o anima gemella, è incantato un mistero che vive solo e proprio dentro di noi.
Il mistero dice: “Non troverai mai il vero amore se lo cercherai fuori di te”.
Cerchiamo di svelare questo segreto, rinchiuso in una allegoria.
Nella fiaba antica di Apuleio, Psyche si incontra ogni notte con il suo amante Eros, e pur facendoci l’amore meravigliosamente non può mai vederlo in viso. Le è proibito. Tutto deve accadere nel buio. Deve abbracciare e godere delle delizie del suo sublime amante, senza potere mai averne una percezione visiva, oggettiva. Eros scappa sempre, con il sorgere del sole.
In questa allegoria vi è qualcosa che accade ad ognuno di noi, ogni notte. Infatti andiamo ogni notte nel mondo dei sogni, che è in realtà il mondo da cui siamo provenuti e dove andremo dopo la morte: il regno dello spirito. Ci addormentiamo ed ecco che incontriamo là il nostro Angelo. Il Custode, l’essere della nostra anima.
La scienza spirituale ci parla di questa entità unita al nostro io, e di questo evento.
Esiste un legame magnetico fra noi e il nostro Angelo. Che è potentissimo. E’ il partecipare del “bruciare” di un fuoco spirituale comune. Egli ci “inonda” di amore, di beatitudine celeste.
Egli vive in noi in ogni momento. Dentro la nostra anima, nel nostro pensare e sentire. E’ parte di noi. In immagine è un essere di Luce possente, che ci compenetra in ogni istante. Ma non ne abbiamo coscienza. Egli non può manifestarsi a noi durante lo stato di veglia. Solo di notte lo incontriamo e con lui abbiamo un attiva vita cosmica, di amore e beatitudine notturna. Si può dire che nel sonno “facciamo l’amore” con il nostro Angelo, ogni notte. Egli ci trasporta entro le regioni superiori e con lui sorvoliamo le distese planetarie. Abbiamo per “giaciglio” l’universo intero.
L’Angelo ci segue, ci ama dal principio dei tempi. Ci fu affidato tramite una legge soprasensibile: ci scelse e si concedette a noi come “compagno per l’eternità”. Lo si può vedere come una sorta di “matrimonio Edenico” avvenuto millenni fa, nel quale il cielo ci unì in un indissolubile legame.
Il suo ruolo è di custodire la scrittura del nostro destino. Di condurci agli incontri del destino, e a “ispirarci” le direzioni giuste da seguire. Ma non solo. E’ l’essere Forza che ci fornisce la “base” di pensiero, il campo pensante tramite cui si può estrinsecare un attività pensante. Se possiamo pensare, lo dobbiamo al nostro Angelo, perché è tramite Esso che i nostri pensieri possono prendere forma e realtà interiore.
Ma Egli è soprattutto un “dispensatore” di amore in noi. Si può inoltre dire che l’Angelo è il nostro educatore all’amore. L’amato che ci insegna ad amare.
E in che modo ci dà questo insegnamento?
Ispirandoci l’amore, la passione amorosa per gli altri esseri umani. Ci fa sentire il suo Amore da dentro gli altri umani.
L’Angelo è androgino. Non né maschio né femmina. Durante la vita di veglia egli infonde a noi la sua presenza in modo singolare. Può essere sentito in noi come l’anelito per la ricerca della sublime “amata immortale” dal maschio; e come divino “principe amato” dalla femmina.
E’ il nostro Angelo che suscita in noi il bisogno di trovare un “anima complementare” o “gemella”.
E’ lui, il nostro “amante immortale”, il principe o principessa che rincorriamo durante tutta la vita. Ci spinge fuori, a cercare qualcosa che è già in noi: Lui stesso.
Incontrando un altro umano, che in qualche modo è legato a noi nel destino, ci pare di scorgere in esso una sembianza divina. In apparenza è così infatti. Di fatto il nostro Angelo si specchia nell’altro umano, e la sua luce meravigliosa ci inonda, facendoci scambiare il suo amore con il suo riflesso. Amiamo di un amore rispecchiato. L’essere umano assume fattezze celesti e emana la presenza del “nostro Angelo”, che prende così una forma fisica. Amando un umano, abbracciandolo, altro non facciamo che “surrogare” la mancanza fisica del nostro essere superiore.
Questo fatto è cause di innumerevoli vicende e fatti. In questo modo le creature umane, che divengono nostre compagne, vengono investite di un ruolo altissimo per il quale non possono essere all’altezza. Ci aspettiamo dal nostro compagno un comportamento angelico, divino. Che sarà condannato a venire disatteso perché troppo elevato.
Nessun umano può darci l’amore potente e divino del nostro Angelo.
Questa conoscenza fa male all’amore verso gli uomini? La scienza spirituale dice che può invece rinforzarlo.
Sapere che durante la vita di veglia siamo strumenti, o “sostituti” dell’immagine riflessa dell’essere angelico che custodisce il nostro compagno, può servire ad essere più capaci di comprendere cosa “cova” dietro ogni unione.
Sentirci “potenziali Angeli” può farci diventate sempre più capaci di “emulare” un Angelo, di diventare capaci di amare in modo divino. Solo se crediamo che esiste qualcosa di più elevato di noi possiamo tendere ad elevarci verso esso. E non si può essere gelosi di un Angelo. Può solo nascere una “sana invidia” che ci spinge a lavorare su di noi, affinché si possa raggiungere una facoltà di amare simile a quella degli angeli. Che significa realizzare la meta umana. Amare in modo libero.
Questo è infatti il ruolo occulto dell’Angelo. Riempirci di amore durante la notte, per abbandonarci al mattino colmi di nostalgia, spingendoci a ritrovarLo tramite il rapporto con gli altri umani.
L’eterna corsa a cercare una anima gemella é la controimmagine di un unione che esiste già in noi, che é la possibilità di scoprire che in noi vi é già un amore eterno. Perfetto. Il nostro Angelo.
E il bello di questo è amore è che ci insegna ad amare gli altri umani. Cercare l’angelo fra gli umani è una ricerca vana. Ma interessante. Per imparare ad amare non il divino, ma gli esseri che vogliono diventare divini: gli umani. Futuri angeli della libertà e dell’amore. La decima gerarchia
Con questi pensieri vorremmo dire che é il nostro Angelo, la nostra anima gemella. Colei che cerchiamo tutta la vita, illudendoci di trovarla fra i mortali. Mentre questo amore é già parte di noi. E sempre lo sarà, in eterno. Come amore immortale. Il “matrimonio chimico”, interiore è già avvenuto: migliaia di anni fa. Si tratta solo di accorgersene, cogliendo in un abbraccio, in un bacio, il profumo di un unione divina.
Chistian Morgenstern, canta una sua ode all’Angelo, ricordandoci dello stato d’animo a cui Egli è soggetto.
L’Angelo dice all’uomo:
“Oh, se tu sapessi quando il tuo volto si muta quando, nel mezzo di un tuo sguardo che puro e silenzioso si unisce a me, ti perdi interiormente e ti allontani! Come un paesaggio, che era luminoso, si annuvola e da te mi allontana. Allora attendo: attendo in silenzio, spesso a lungo. E, se fossi un uomo come te, mi ucciderebbero le pene d’amore disprezzate. Ma il Padre mi donò un infinita pazienza ed impassibile ti attendo, quando vorrai tornare. Prendi questo dolce rimprovero non come rimprovero, ma come un puro messaggio”.
Angelo e Sé spirituale (Genio)
Steiner, O.O. 175, 20-02-1917): “L’uomo deve effettivamente, a poco a poco, unirsi più intimamente con il suo Sé spirituale, che è già in germe, anche se non ancora sviluppato, nell’aura astrale che al contempo è irraggiata dall’alto, da un elemento che viene incontro dal futuro. Quando avviene questo incontro? Si può sperimentare a metà di un sonno prolungato un incontro più intimo col Sé spirituale, ossia con le qualità spirituali da cui sarà composto il Sé spirituale, un incontro con il Genio. Questo incontro avviene per l’uomo più o meno ogni notte. Dapprima esso avviene in modo inconsapevole, ma diverrà sempre più cosciente grazie alle idee e alle rappresentazioni trasmesse dalla scienza dello spirito.
Lo spirito dell’uomo e lo spirito dell’Angelo Scoto Eriugena (810 D.C)
Eriugena parlava dell’esistenza di una relazione fra lo spirito dell’uomo e quello dell’Angelo. Come se nello Spirito dell’Angelo si trovasse un modello per lo Spirito dell’uomo e come se vi fosse un interdipendenza fra i due spiriti.
Questo comporta un certo lavoro da parte dell’uomo: un cammino di liberazione dalle brame e dai desideri. Questo lavoro conduce anche ad una “liberazione” dell’Angelo custode, il quale non è più necessario ad un uomo che abbia “superato l’umano”, perché quest’ultimo elevandosi di un gradino, diventa Uomo Angelo. Questa “emancipazione” dall’Angelo diviene dopo la morte o dopo l’iniziazione una comunione, una partecipazione cosciente insieme al proprio Angelo.
La purificazione effettuata dal discepolo permette che lo spirito del suo Angelo possa diventare spirito dell’uomo. La comunione con lo spirito dell’Angelo permette all’uomo di incorporare entro il suo spirito la forza dell’Angelo, cosichè l’uomo diviene per partecipazione, anch’egli Angelo. Rudolf Steiner chiama questo processo di partecipazione con l’Angelo “la realizzazione del Sé spirituale” nell’uomo. In altri termini, il corpo astrale viene trasmutato dal lavoro iniziatico dell’uomo, in un elemento spirituale che è della stessa natura e qualità del Sé del suo Angelo. Avviene come un “appropriazione” dello spirito dell’Angelo. Questi, ha il sé già sviluppato il Sé spirituale: partecipando della vita dell’uomo, vi è la possibilità che il corpo astrale umano possa essere fecondato da questo modello spirituale angelico e possa innalzarsi alla medesima natura.
“Di notte voglio parlare con l’Angelo
Se riconosce i miei occhi.
Se egli improvvisamente chiedesse: “Vedi tu l’Eden?
Io dovrei rispondere: “l’Eden brucia.”
Voglio innalzare la bocca verso di lui,
indurita come chi non ha più desideri.
L’Angelo direbbe: “Intuisci tu la vita?”
E io dovrei rispondere: “la vita consuma.”
Se trovasse in me qualcosa di quella gioia
che è eternamente presente nel suo spirito
e la innalzasse nelle sue mani
io dovrei dire: “La gioia confonde”.
Rainer Maria Rilke
(Con umiltà devo confessare che questa conoscenza proviene da me. L’ho intuita poco dopo la pubblicazione del mio libro Erosophia. E l’ho sentita come una “ispirazione” giuntami dalla mia “Custode” (Angelo). Senza orgoglio non l’ho “rubata” o copiata da nessuno. Tanto è vero che è un tipo di verità che non è riscontrabile in altri ambiti. E’ nuova. E sono certo sia anche vera. Tiziano Bellucci)
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