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L'enigma dell'io umano. I tre io.

Aggiornamento: 4 lug

I “TRE” io  

 

L’io umano ha tre aspetti, tre dimensioni.

Possiamo parlare di “TRE” coscienze dell’io.

1° IO terreno

2° IO Solare

3° IO Stellare

 

Il primo io TERRENO, l’essere dello spazio: è un io che si esprime da dentro la mente umana, si afferra grazie ai sensi fisici che lo mettono in relazione con lo spazio fuori, con il mondo esterno.

Il secondo io SOLARE, l’essere del tempo: lo si può sentire come quel “filo” luminoso senza età sempre uguale a se stesso che è il testimone assoluto, sempre presente durante ogni atto della nostra biografia passata e attuale. Questa “presenza” immutabile, è il presentimento di un io superiore al primo. Al contempo, è la quintessenza di tutte le varie incarnazioni umane. Non vive sulla terra, abita sul Sole, con gli Spiriti Elohim.

Il terzo io STELLARE, l’essere dell’immensità: è ciò che ci rende possibile sentirci come mai nati, sempre presenti, “eterni”, indistruttibili, invulnerabili, che ci fa sentire che non avremo mai fine, che siamo infiniti. E’ parte della sostanza spirituale delle galassie, è la vita che riempie ogni stella.

 

1° IO terreno. Protagonista del muoversi nello spazio.

Ecco il primo io: io terrestre, io corporeo, io inferiore, io fisico, io comune, io ordinario, io transitorio, io cerebrale: esso si sviluppa e si determina grazie ai sensi corporei e al cervello.

 

 Questo io terrestre sperimenta la sensazione di sentirsi un “quid”, un testimone che vive dentro ad un corpo fatto di sostanza, tramite il quale riesce a vedere, ad avvertire “fuori” di sé, la compresenza di una realtà esterna a lui. Sa che il mondo preesiste a lui stesso, che questo ambiente era già presente alla sua nascita fisica. Avverte che il suo corpo occupa uno spazio all’interno di questo panorama esterno fatto di sostanza fisica: avverte al contempo di trovarsi “dentro” al suo spazio interiore e sperimenta di trovarsi innanzi ad uno spazio esteriore”. Vive un “dentro e un fuori”.

 

La missione dell’io terreno

Questo io fisico, non è un veicolo provvisorio, che deve essere represso o mutilato: esso serve come base per la scoperta, per l’attivazione di elementi superiori appartenenti alla natura umana. La coscienza dell’io, data dall’io corporeo è infatti un elemento che non andrà perso alla fine dell’evoluzione terrestre: sarà anzi l’unica cosa che resterà, in un mondo eterico privo di sostanza fisica, che la scienza spirituale chiama futuro Giove.

 

 La coscienza chiara, lucida e auto referente, si “aggiungerà” alle coscienze superiori che si svilupperanno. La nostra attuale coscienza dell’io andrà ad integrarsi, a potenziare, a inserirsi nell’evoluzione come nuova capacità di coscienza mai esistita prima, rimanendo non solo un frutto a vantaggio dell’uomo, ma un “bene” che andrà condiviso e donato anche alle altre entità del mondo spirituale. Anche gli angeli, arcangeli, ecc. potranno, impareranno a sentirsi un “io”, a dirsi io in piena autocoscienza.

 

E’ bene – a tal punto- rendersi conto che questo “primo” io, non esisterebbe, non verrebbe a manifestazione senza l’attività di un elemento a lui superiore. Se l’uomo avesse solo il corpo, i sensi e il cervello, non potrebbe né pensare, né porsi degli interrogativi. Si comporterebbe come un animale, vivendo la vita senza porsi domande sul “senso della vita”.

 L’io terreno dell’uomo deve la sua realtà interiore a “qualcosa” di trascendente, qualcosa del quale non ha nessun presentimento, di cui non può minimamente supporre l’esistenza: un essere superiore al quale deve la sua vita, il suo destino, la sua esistenza. Un “altro” io,

Dobbiamo compiere una prima “capriola” interiore.

 

 L’uomo ignora di recare in sé una “persona immensamente più saggia e possente” di lui, una presenza operante all’interno di sé. Egli non ipotizza affatto di essere solo un riflesso di questa “persona” superiore.

L’uomo percepisce una interiore rappresentazione di sé che gli dà “contezza” e pienezza di partecipazione interiore alla vita esteriore: mai potrebbe immaginare che vi possa essere un altro “io” che causa la sua esistenza.

Questo stato umano psichico, corrispondente alla coscienza ordinaria dell’io non è il suo vero essere, è solo il “riflesso” di un’essenza superiore, luce di una coscienza superiore che gli conferisce questo stato d’animo.

 

La coscienza dell’io terreno è quindi immagine, parvenza, è forma riflessa di un’altra essenzialità che proietta verso il corpo fisico, la sua luce di vita. La sua coscienza si illumina, perché riceve “luce” da un'altra dimensione.

 

Al momento l’io umano è identificato con il suo riflesso, crede di essere reale, ma egli è quindi, solo un riflesso di un elemento superiore.

 

2° IO solare. L’io superiore Elohim, viaggiatore nella corrente del tempo e del destino

R. Steiner nomina l’esistenza di un “secondo io”, che chiama: io superiore, io spirituale, io solare, io reale, altro sé, sé spirituale. Questo io spesso viene utilizzato con il sinonimo “Sé”, per indicare un principio superiore all’io inferiore.

 

Cogliere l’io spirituale entro i ricordi

Si può tentare di avere un’esperienza di questo secondo io analizzando la propria biografia: risalendo la corrente dei ricordi, da oggi a ieri, un anno fa, dieci anni fa, sino a giungere all’infanzia, si può avvertire di non sperimentare di avere un’età che corrisponde ai dati anagrafici, ma che lo “stato di presenza” che avevamo a 5 anni è uguale allo stato di presenza dei 30 anni, dei 50 anni, di ora. Si avverte se stessi come un “filo” luminoso di consapevolezza che scorre nella biografia come una sorta di osservatore fuori dal tempo, sempre uguale a se stesso che è il testimone assoluto, sempre presente durante ogni atto della nostra biografia passata e attuale.

 

Questo io superiore -secondo io- non si incarna nella terra, rimane nel mondo spirituale, nel Devachan, o mondo solare. Da là esso invia la sua forza, immaginazione e ispirazione all’involucro umano terrestre, determinando, suscitando nell’uomo la coscienza dell’io. Questo secondo io non si trova quindi né nell’uomo, né sulla terra.

Esso agisce insieme e in rapporto con l’angelo custode personale dell’uomo. Dopo la morte incontriamo questo io nell’aldilà e insieme a lui, compitiamo il nostro agire e stipuliamo il nostro destino.  L’io superiore è portatore del karma globale dell’uomo e collega tutte le incarnazioni dell’uomo in un’unità.

 

Si deve prendere atto che ogni gerarchia spirituale, ogni Angelo, Arcangelo, Archai, ecc. ha un io superiore, che è la sua propria essenza spirituale: una Monade. Anche l’uomo ha –come le gerarchie- una sua propria Monade che gli è stata donata dagli Elohim.

Egli rimane nel mondo spirituale, e invia come una colonna di luce, la sua azioni sull’entità umana.

Questo io monade, vive insieme ai suoi “Padri” Elohim, partecipando alle loro azioni: è abitante di quella regione solare.

 

Lo spirito della corrente delle incarnazioni

Così come ogni animale è un esemplare parte di un gruppo di animali che vengono guidati in territori spaziali da un medesimo Spirito di gruppo animale, ogni umano è un esemplare che viene guidato dall’io superiore secondo una corrente temporale di vite ripetute che si susseguono. Se si potessero “riunire e fotografare” tutti i singoli individui che si sono reincarnati in secoli diversi uno dopo l’altro, ma facenti parte di un singolo io superiore, si avrebbe un “gruppo” di uomini appartenenti a quell’io.

 

 L’io superiore lo si incontra nella zona solare del mondo spirituale, dove si perviene alla visione di tutte le proprie precedenti e future incarnazioni umane.

 

Avviene là –dopo la morte dell’uomo o tramite l’iniziazione- un momento in cui il “frutto” della vita terrestre, ossia ciò che è stato il lavoro prezioso dell’uomo sulla terra (sé spirituale o corpo astrale purificato) va ad unificarsi con questo “Io superiore”. Il Sé e l’io diventano una cosa sola, ossia l’io superiore integra in sé le facoltà umane prodotte durante la vita terrestre, arricchendosi.

 

La personalità purificata in Sé spirituale

L’uomo che purifica il proprio corpo astrale con l’iniziazione rende possibile che il suo superiore possa “essere presente” direttamente dentro il corpo fisico sulla terra. L’io “si affaccia, parla” dall’interno del corpo in modo immanente, non più trascendentemente come solitamente accade.

Ciò che viene chiamata la “ricezione del Paraclito, dello Spirito Santo” (nell’illuminazione e nella Pentecoste) corrisponde all’instaurarsi della connessione diretta con l’io superiore, ossia la sua reale incarnazione sulla terra. Questo avviene grazie alla purificazione del corpo astrale il quale diviene Sé spirituale: tale arto è di fatto la presenza dell’io completa, senza interferenze.

 

 

3° IO stellare. Il Vero io, l’essenza divina umana “Figlio/Logos”

R. Steiner ci dice che la coscienza umana non si basa “solo” su due io, uno manifesto e uno occulto.

Narra di un “terzo io”, che agisce ancora più in alto.

Questo terzo io (vero io) è un’essenza che vive oltre la sfera del secondo io solare, agisce nel mondo celeste stellare, nel Devachan superiore, nel mondo divino, in seno e in partecipazione con la “Parola universale creatrice”.

 

La scienza spirituale dice che gli Elohim quando donarono l’io dell’umanità traendolo dalla loro stessa sostanza, sentirono che non era “sufficiente” la sola loro essenza per portare a compimento la futura missione umana terrestre. Occorreva qualcosa di più alto per adempierla: serviva l’aiuto del Figlio/Logos, la seconda Persona divina. Essi trassero così dalla Trinità, dalla Parola universale un impulso, che inserirono nell’io umano. Si può dire che venne creato un nesso, un collegamento fra l’io superiore solare e l’io del cosmo, personificato nel Figlio/Cristo. Da allora si accese un rapporto diretto fra il vero io e il Cristo Logos.

 

Come possiamo avere un’esperienza di questa terza entità, “vero io”?

Cogliere nel “filo di luce” che scorre nella nostra biografia la presenza del nostro secondo io superiore, è già una grande esperienza. Ma vi è in noi un sentimento che va oltre la biografia stessa. E’ la sensazione di sentirsi “mai nati”. Si, ci sentiamo che esistiamo da sempre.

 

Ci hanno detto che da bambini gattonavamo, eravamo in carrozzina, prendevamo il latte materno, ecc. ma non ne abbiamo ricordo. Tuttavia, “sentiamo” che noi c’eravamo, anche senza ricordarlo: abbiamo il presentimento che non vi è stato mai un “inizio” della nostra esistenza: intendiamo che “non abbiamo avuto un’origine”, ci sentiamo come “sempre esistiti”. Inoltre, vi è un altro importante sentimento (che il tempo attuale fa di tutto per annullare): avvertiamo che non moriremo mai, che non possiamo smettere di esistere. E questo lo sentiamo anche per tutti i nostri defunti. Esistono ancora.

 

Il 3° io (stellare) è per tutti, ma non di tutti

Il 3° io o “vero io”, appare come qualcosa che sorge grazie al 1° e al 2° io. E’ un “io” che potenzialmente possono avere tutti, ma si genera solo in quell’individuo che si collega con il sentimento del mistero del Golghota.

Si può dire che ogni uomo ha due io: inferiore e superiore. Il Terzo io “nasce” si “aggiunge” agli altri due io solo se l’uomo arriva a sentire il Cristo in se stesso, ad indentificarsi con il Logos. Il sentimento di non esser mai nati e di non morire mai, è il presentimento che ci è dato dal Cristo stesso. E’ il sentirsi partecipi dell’eternità.

 

L’io stellare è il frutto –in sviluppo, in maturazione- è il compendio dell’evoluzione che tutti i ripetuti io terreni hanno compiuto per l’io superiore: è l’immagine futura di ciò che noi saremo e rappresenteremo come entità parte della futura gerarchia angelica umana.  Questo “terzo io” è stato consegnato ad ogni uomo –che lo voglia o no- grazie alla venuta del Cristo sulla terra.

Tramite il mistero del Goghota, il Cristo ha predisposto le cose affinchè l’io superiore dell’uomo possa elevarsi e unirsi all’essenza spirituale del Vero io, che è al di là delle Gerarchie. L’io umano può “cristificarsi” e quindi assumere la stessa natura della Forza che configura le costellazioni, il Figlio.


L’io umano non è quindi “solo” di natura Solare, ma può diventare “Figlio”, io vero stellare, ossia partecipare alla Santissima Trinità, come partecipazione essenziale.


L’uomo ha quindi in aggiunta “qualcosa di speciale”: oltre a possedere un ego e un io superiore, ha un'altra base essenziale, che gli è stata dalla Seconda Persona della Trinità.


Noi possiamo sentirci parte della Trinità: siamo stato "adottati" al rango di "Figlio".

Possiamo essere parte della Seconda Persona della Trinità. 

Il collegamento con il Figlio (Trinità)  avverrà quando non esisterà più differenza fra l'io terreno inferiore e l'io celeste superiore. Dall'interno o dalla "fusione" di questi due "io" si genererà il “vero” io.


L’uomo potrà in futuro penetrare e operare nel mondo spirituale, privo di corpo fisico, conservando integralmente la coscienza dell’io che oggi ottiene solo tramite l’interazione con il corpo fisico.  

Il vero io è quindi l’immagine futura, la quintessenza che avremo come angelo, parte delle schiere angeliche: un essere purissimo che ha sviluppato e unito insieme l’amore e la libertà cristificate, come qualità fondante e qualificante la sua gerarchia di appartenenza: la decima gerarchia, gli “angeli dell’amore nella libertà”.

 

Così come il secondo io superiore devachanico è connesso allo sviluppo e alla propria unificazione con i frutti del Sé spirituale umano, il vero io o terzo io è connesso con lo sviluppo del Budhi e dell’Atma. L’io superiore e l’io vero, possono in alcuni casi essere visti come un’unità, non distinguibili.

 

La missione del Vangelo di Giovanni e l’io vero

Verrà un tempo, nella sesta futura epoca, che l’esperienza della coscienza dell’io non sarà più equivocabile fra “voce dell’io e interferenza degli ostacolanti”: l’io parlerà direttamente nel corpo, senza mediazioni. L’io verrà sentito in modo diverso, con un valore di evidenza ed irrefutabilità assoluta.

 

Nel Vangelo viene svelato il mistero del terzo io. Prima di Cristo, nessuno sapeva dell’esistenza e della possibilità di tale io vero.

Il Vangelo di Giovanni mostra il mistero dell’ETERNITA’ dell’uomo, alla quale l’uomo può accedere attraverso la comprensione del Mistero del Golghota. Il Cristo ha permesso che l’io terreno potesse collegarsi, tramite l’io superiore, con l’io vero, così da diventare compartecipe con il mondo della “grazia” e della “gioia” del Logos.

Si può divenire “fratelli di Cristo”, ossia godere della presenza della divinità e poterne condividere mete e obiettivi.

Il Cristo portò sulla terra la possibilità di potere essere partecipi dell’io vero.

 

Nell’antichità si poteva entrare in contatto con il proprio io superiore, solo abbandonando il corpo tramite la morte iniziatica dei 3 giorni: tuttavia entrando nei mondi spirituali non si poteva avere una coscienza attiva, ma sognante, passiva. La coscienza dell’io veniva “spenta, attutita”.

Con il mistero del Golghota l’iniziando può ora portare nel mondo spirituale coscienza dell’io terrena, presiedendo in piena presenza ai fenomeni e alle entità spirituali.

 

Il piccolo e grande Guardiano: l’io superiore e il vero io

Quando il discepolo è pronto per purificare il proprio corpo astrale in sé spirituale, appare il primo Guardiano della soglia, il quale indica la via per incontrare il secondo io, l’io spirituale che vive nel mondo spirituale.

Quando prosegue nel cammino, incontra il secondo Grande Guardiano, il quale indica la strada per incontrare il 3° vero io. Questo Essere è il Cristo, il quale spiega che il modo per entrare nei mondi divini è sacrificarsi, aiutare gli altri uomini a liberarsi. Da questo sacrificio sorge, nasce il vero io, il quale corrisponde a partecipare della vita del Logos Cristo, a diventarne parte.

 

Il “sacrificio” porta a prove estremamente drammatiche: l’uomo deve cancellare tutto ciò che è connesso con il suo io terreno, i suoi ricordi, i suoi affetti, i suoi ideali, senza però perdere se stesso, la coscienza dell’io. Deve tuffarsi nell’abisso del nulla, conservando la fiducia che da questo annientamento il vero io si presenti a noi.

 

Epilogo

1° io, agisce nel cuore. L’Io inferiore è collegato con il corpo fisico, con il sole fisico: tramite la luce naturale viene illuminato il mondo, tramite la luce eterica si illumina l’interno dell’anima, il suo pensiero, si rende consapevole la coscienza umana.

2° io agisce dall’astro “Sole”. L’io superiore si manifesta e agisce nelle terrene ripetute: convive sul Sole, insieme agli Elohim, a cui deve il proprio spirito.

3° io agisce dall’universo, è parte di ogni Stella/Sole del firmamento. Nel rivolgerci ai concetti di eternità e infinità vi è il presentimento del 3° io. L’io vero è un altissimo centro spirituale, una scintilla di spirito del Logos universale. E’ al di là del karma, del destino.

 

 

Tiziano Bellucci. Montecatini, 30 Giugno 2025

Si ringrazia S. Prokofieff, per i contenuti presi dal suo testo “L’enigma dell’io umano”.

 

 

Appendice: ausilio alla comprensione del mistero dell’io: Lo specchio e l’io

Per farsi un concetto della differenza fra il (primo) io terreno e il (secondo) io superiore ci si può immaginare che un individuo si trovi davanti ad uno specchio: egli vedrebbe la sua immagine riflessa.

Egli sa bene che il suo vero essere, la sua realtà psichica non è quell’immagine che vede rispecchiata di fronte a se. Percepisce la forma del suo corpo, ma distingue bene se stesso e avverte di essere “al di qua” della superficie specchiante. Egli sa che la forma speculare è parvenza, illusione, rispetto cio che egli sente di sé.

 

Ecco, la stessa cosa si può dire nei confronti di questa “presenza” esterna e trascendente all’uomo: l’io terreno è un riverbero, un riflesso di un altro io superiore, che si trova “davanti” a lui.

 

L’immagine che compare dentro lo specchio esiste solo per il tempo in cui un soggetto permane davanti allo specchio. Se l’individuo si sposta, l’immagine sparisce.

 Una condizione paradossale potrebbe presentarsi se l’immagine dentro allo specchio “credesse” di essere reale, pensasse di non dipendere da nessun altro, ma si sentisse l’artefice della sua esistenza. E ancora più strano sarebbe se l’immagine specchiata addirittura arrivasse a sentirsi dotata di libero arbitrio: credesse che ogni movimento, ogni gesto, fosse causato dalla sua autonomia, ignorando che invece il suo muoversi è conseguenza dei movimenti compiuti dal soggetto che è fuori dallo specchio.

Questa condizione paradossale è di fatto, l’ordinaria coscienza terrena dell’io.

L’essere umano vive dentro ad una superficie riflettente, riproduce una realtà che è al di là, fuori della superficie argentata.

 

Questo “io superiore” o reale soggetto – che si trova fuori dal campo dei sensi- vive nel soprasensibile, fuori dallo “specchio”: ha dei pensieri, ha dei progetti, si muove davanti al corpo/riflesso dell’uomo e ogni suo atto viene eseguito, riprodotto fedelmente senza alcun arbitrio dall’immagine specchiata. E’ un’analogia dell’agire del destino.

Il riflesso può forse non aderire completamente e sincronicamente ai movimenti del soggetto? Sarebbe uno specchio strano e forse “stregato”, se le immagini non riproducessero la fonte originaria, e addirittura avessero un loro arbitrio.

 

Questo spirito, questo 2° io, o io superiore può arrivare a crearsi una coscienza consapevole solo attraverso una base riflettente (cervello); ma in realtà per ora non riesce ad affermare se stesso, perché al momento questa possibilità di “affermazione” viene gestita dall’io inferiore.

 

 L’io riflesso si crede un io reale. Vale a dire: l’immagine che compare nello specchio, “crede” di essere reale, di avere esistenza autonoma. Mentre essa esiste in funzione di un altro elemento reale che si pone di fronte allo specchio.

 

La coscienza dell’io terreno, è quindi solo l’immagine dell’io superiore.

 

 E’ un credersi reali, mentre si è solo un gioco di riverberi ed echi, un’ombra proiettata da un soggetto che si trova fuori del mondo fisico. L’ego inferiore appare, si sente di esistere, grazie all’irraggiare della luce dell’io spirituale la quale si proietta sul tessuto nervoso cerebrale. La rappresentazione (immagine) dell’io che si forma nello specchio si crede autonoma e vera, ignorando di essere solo un effetto illusorio di una causa reale che si trova nei mondi spirituali (io superiore).


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