Chi sono io?
La pratica degli esercizi di pensiero e di immaginazione possono condurre ad un aumento del proprio egoismo, ad un deprezzamento del sistema in cui vive il consorzio umano: ad un distacco dal mondo esteriore. Si aspira a scollegarsi dalla Terra.
E’ bene aggiungere un'altra pratica che vada a compensare l’unilateralità che può venirsi a creare con la meditazione immaginativa. Occorre riarmonizzare l’effetto di “coesione” interiore con un altro atteggiamento che “allarghi” il punto egoico verso un cerchio di socialità.
Si tratta di lavorare sull’analisi meditativa della propria vita.
Una meditazione che si svolge in due fasi:
- Rievocazione mnemonica e osservazione dettagliata dei particolati di un evento
- Individuare il significato occulto dell’evento
E’ consigliabile dapprima prendere in esame un evento lontano nel tempo, ad es. all’età di 20 anni.
Questo perché se lo si facesse con eventi recenti ci si troverebbe ancora coinvolti in stati d’animo che non ci permetterebbero un’analisi oggettiva dei fatti e dei nessi contenuti nell’evento stesso. Saremmo obbligati a parteciparvi e identificarci con l’evento alterando, modificando i giudizi secondo una prospettiva personale.
Si compili un elenco di situazioni, di eventi che sono accaduti nella propria vita, che possono essere di nostro interesse. Eventi forti, caotici, particolari o affettivi.
Poi se ne scelga uno cercando di rievocarlo nei più piccoli particolari, come riportandoselo davanti alla coscienza in maniera molto viva. Anche immaginando i vestiti, i colori, gli odori, gli oggetti circostanti.
Si cerchi ora di osservare la scena, senza identificarsi come soggetto percipiente a cui sono scaturiti sentimenti e pensieri, ma osservando da sopra, in modo obiettivo, come se si osservasse un fatto accaduto ad un'altra persona.
E’ più facile essere obiettivi se si vede l’evento come se fosse accaduto ad un altro.
(Un consiglio potrebbe essere di fare rivivere quell’evento vissuto da noi da una persona nota, come un attore, che vada a compiere la stessa situazione, al nostro posto)
Ciò che conta nella meditazione non è il successo, ma lo sforzo impiegato.
Il lavoro sulla biografia getta luce di consapevolezza entro eventi che sono avvolti dall’incoscienza: in essi vi sono “fatti” occulti, ma non possono essere percepiti ordinariamente con l’intelletto.
La prima fase della meditazione su un evento biografico è quindi osservare, cercare di riportare alla memoria una rappresentazione più esatta e chiara possibile dell’ambiente, dei fatti, delle persone e delle parole pronunciate.
La seconda fase ora, è cercare di “cogliere” ciò che negli eventi era apparenza, marginalità da ciò che invece era essenziale. Si tratta di individuare l’essenza, il significato o senso nascosto, occulto di ciò che poteva essere contenuto in quel fatto. Il punto centrale dell’avvenimento potrebbe non essere affatto importante: essenziale e importante sono gli effetti che si sono prodotti in noi, di conseguenza a quell’evento. Si deve cercare di afferrare la natura di quelle certe forze occulte che a mezzo di quell’evento, mi hanno permesso di evolvere o involvere.
Si tratta di “intuire” che cosa ha agito nella nostra anima negli anni successivi, conferendole un’impronta di cambiamento di maturazione. “In che modo e che cosa è stata incrementata la mia evoluzione, da un dato evento?
Ad es. si può avere affrontato un periodo molto difficile, di grandi crolli economici o affettivi, in cui si sono provati grandi sentimenti di angoscia, di paura o di vuoto. Ora quei sentimenti sono svaniti. Ma quella situazione mi ha obbligato a compiere certi gesti e fare certi pensieri: di conseguenza io sono diventato diverso, ho estratto da me la massima forza per superare quella fase. La mia disposizione, le mie inclinazioni sono mutate. In bene o in peggio.
Cosa è stato più importante? quella sofferenza, quei dolori, quel senso di angoscia? Oppure è stato più importante lo sforzo che ho dovuto esercitare, la forza evolutiva che mi ha spinto oltre le mie possibilità a superare i miei limiti?
E’ ovvio che certi sentimenti potevano essere stati enormi allora, ma con il tempo si sono poi attenuati, sono addirittura spariti. Io ora non li sento più.
Ciò che oggi è passato non era quindi importante: solo ciò che è rimasto e ci ha trasformato è importante. E ciò che è rimasto è ciò che sono diventato per mezzo di loro.
Si tratta quindi di “filtrare” l’elemento essenziale che era “nascosto” entro i processi, il quale non era nella mente di nessuno dei partecipanti, ma si trovava nell'atmosfera dell’evento stesso, il quale accomunava tutti i presenti affinchè si producesse quell’effetto.
Appare evidente che il fatto, si è realizzato perchè in qualche modo “una regia occulta” ha condotto ogni individuo a recitare una parte, un ruolo. Se fossi stato da solo non sarebbe accaduto.
Non è quindi accaduto per “caso”, ma perché “qualcosa” ha sostenuto ogni coscienza e l’ha indotta a produrre un certo risultato.
Ognuno è stato portato a certi comportamenti, come da un'ineluttabile forza.
Cosa è questo “qualcosa, questa occulta regia”?
Si tratta di un elemento spirituale, che possiamo chiamare “spirito dell’evento”.
Esso è da riconoscere come la presenza di un “io superiore, di un sé” che non viveva solo in me, ma che ha agito allora anche nelle azioni degli altri per condurmi ad una certa esperienza, una “presenza” extra personale in grado di spingermi a suscitare forze di superamento, forze evolutive.
Questo "spirito" è stato capace di accomunare, di condurre tutti a realizzare un obiettivo,al fine di spronarmi verso determinate risoluzioni interiori. Egli ha vissuto e ha pensato in ogni mano, piede, parola, sino a produrre l'evento.
E’ consigliabile cominciare questo lavoro meditativo prima dedicandosi a singoli eventi, poi estenderla ad altri eventi biografici, sino ad arrivare a tracciare un percorso, ad intuire una “linea” karmica prefigurata.
In questo modo si può pervenire a “sorprendere” l’agire in noi, negli altri e nella biografia, di un elemento spirituale che si estrinseca per sviluppare ed esprimere quello che viene chiamato “destino” o karma o piano di vita.
Tiziano Bellucci
(Rielaborazione 2021 testo di Jorgen Smit “Meditazione ed esperienza del Cristo” )
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