Nel principio tutto era “femmina”

Le femmine erano più numerose, a differenza dei maschi: esse usavano soprattutto la telepatia per comunicare, esse potevano tramite il linguaggio e il canto, iniziare a usare una comunicazione poggiante su immagini di pensiero. Esse ricevano immaginazioni e ispirazioni dal mondo spirituale ed erano in grado di tradurle in una forma di pensiero immaginativo in modo tale che i maschi, potessero poi realizzare nella pratica indicazioni pratiche utili per la vita quotidiana. I maschi non avevano capacità immaginative, ma disponevano solo di forza di volontà magica e forza fisica: erano esseri d’azione, di movimento. Le donne cantavano le gesta degli Dèi, in cui si imparava ad accendere il fuoco, a lavorare il metallo, a coltivare la terra, a cacciare, ad armonizzare con la natura. Tutto questo insegnamento veniva impartito dal cielo verso le donne ed esse verso gli uomini.
Molte entità spirituali si incorporavano in corpi umani femminili e “ammaestravano” l’umanità bambina.
L’umanità femminile era ispirata dal divino, riceveva comunicazioni direttamente dall’alto, spontaneamente, tramite sogni, vaticinii, e divinazioni.
Tutto il patrimonio spirituale di conoscenze misteriche, tutto ciò che come “rivelazione divina” diventò “tradizione ecclesiastica sacerdotale” fluì nell’umanità grazie al potere spontaneo chiaroveggente femminile. Nell’anima femminile si riversavano visioni, immagini: nelle Pizie, nelle sacerdotesse, nelle indovine.

Quindi tutto il patrimonio spirituale che venne annotato nei libri sacri è “femmina”, proveniente da potere di ispirazione chiaroveggente femminile.
L’umanità è quindi nata femmina ed è stata guidata spiritualmente dalla conoscenza ispirata delle donne.
L’uomo è quindi un essere più giovane rispetto la donna, è arrivato dopo, ha cominciato ad influenzare il mondo più tardi.
Gli uomini antichi agivano nel mondo sotto ispirazione delle donne: essi non avendo forze interiori individuali, si affidavano alla saggezza femminile, che li guidava come intermediarie.
L’umanità non poteva però rimanere solo femminile, collegata al mondo spirituale, guidata dal mondo spirituale. Doveva diventare autonoma, indipendente anche dalla guida del cosmo. Occorreva che il “filo” fra Dèi e umanità venisse reciso: e al maschio venne consegnata questa missione.
L’uomo doveva riconquistare da sé in modo consapevole la saggezza del cosmo, ma non ricevendola in modo spontaneo: ma conquistandola con le proprie forze. L’umanità doveva smettere di “sognare” il mondo divino, per viverlo in piena coscienza. Essa dovette “scollegarsi” dal divino e perdere la connessione.
Tiziano Bellucci (dal Libro Erosophia)