DIVULGARE – ROVINARE – NASCONDERE L’ANTROPOSOFIA?
Spesso vengo “tacciato” per essere un “elaboratore” inutile dell’antroposofia. Essendo questa –secondo alcuni- una scienza già compiuta, alla quale non è possibile aggiungere o “interpretare” nulla. La si vede – e a ragione- come una perfetta “sinfonia musicale” dove rielaborare anche una sola nota, la renderebbe una “copia”, un “plagio” meschino dell’originale.
Perché allora mi dedico a “rielaborare” o “plagiare” Rudolf Steiner?
Prima di tutto è bene sapere che egli non ha un modo di scrivere aforistico. Non sintetizza concetti, ma invita a leggere un insieme. Non è possibile “estrarre” da un suo testo un contenuto che in una o due frasi possa “esporre” un concetto. Per farlo occorre leggere tutto il capitolo o tutta la conferenza. Pubblicare una “citazione” letterale di Steiner è un assurdo. Steiner non consente di usare le sue frasi in senso aforistico. Quindi si possono fare due cose. Si può dire: “se volete leggere sulla malattia e la guarigione”, leggete da pag. 106 a pag 115 il testo di Steiner…. Sulla reincarnazione leggete da pag. 106 a pag 115 il testo di Steiner Opera omnia…. Oppure leggete l’intero suo libro…”
In questo modo non si stimola nessuno. Anzi, si “isola” l’antroposofia in un ghetto per pochi privilegiati.
Non poco importante è anche il fatto che Steiner scrive in tedesco: e noi leggiamo traduzioni di scritture stenografate durante le sue conferenze. Spesso traduzioni ben fatte, in altri casi confuse e poco chiare. Già la parola tradire e tradurre hanno la stessa radice. Se si rimandasse all’originale tedesco forse sarebbe coerente. Ma rimandare alla citazione di una traduzione potrebbe non essere il massimo.
Studio e pratico da allora la scienza dello spirito dagli anni 90’: mi dedico alla divulgazione delle scoperte di Rudolf Steiner tramite miei scritti e conferenze. Sento mio questo ruolo.
Rudolf Steiner è un genio, ma anche un iniziato, un chiaroveggente.
Nella mia coscienza “elaboro” un concetto contenuto in una sua conferenza o in un suo libro e compiendo un grande sforzo di sintesi, “cerco” di portare una mia idea sintetica a riguardo.
Questo lo faccio unicamente per invitare chi mi legge (solitamente individui che non conoscono Steiner), ad approfondire lui stesso il tema, andando a comprarsi i testi di Steiner. Il mio modo di divulgare è “stimolare” qualcuno ad incontrare l’antroposofia tramite i miei umili lavori. Il genio è Steiner, non il sottoscritto.
Non ho nessun interesse a far credere di aver creato io l’antroposofia o di essermi creato una mia antroposofia. E’ ovvio che si può peccare di presunzione nel “credere” di poter compiere un buon lavoro o addirittura arrivare a screditare l’iniziato.
Il mio lavoro è per i neofiti: non è rivolto a chi “pensa di aver capito tutto dell’antroposofia”. Chi crede questo, non è obbligato a leggermi. Può benissimo non farlo. Può continuare a leggersi intimamente Steiner nella sua stanza, da solo.
Anzi, nel nome dell’antroposofia, lo invito a dedicarsi lui stesso a diffondere Steiner secondo le proprie forze, anzichè perdere il suo tempo a criticare il lavoro altrui.
Fare antroposofia è due cose: non omettere il lavoro degli altri e soprattutto non omettere la propria manifestazione, come spirito sulla terra.
Tiziano Bellucci
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