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Le 13 domande fondamentali dell’esistenza

secondo l’antroposofia, a cura di Tiziano Bellucci


1 - Chi è io? Chi sono io?

L’io umano è un Principio atemporale e aspaziale, costituito di una natura simile alla luce e al calore. Vive in una dimensione accessibile tramite uno stato di coscienza superiore.

E’ invulnerabile, indivisibile ed eterno: non esiste un io uguale ad un altro.

Incarna la sua essenza sulla Terra entro un corpo fisico adatto, per poter sperimentare tramite esso la vita materiale, in un mondo in cui condivide –con altri io incarnati- esperienze non esistenti nella sua dimensione. La separazione, la limitazione, l’egoismo, la sofferenza, la morte sono esami a cui egli si sottopone, al fine di conseguire nuove forze e facoltà.

Quando è incarnato, non lui, ma le sostanze egoiche che costituiscono il suo corpo si credono un io; questo avviene per generare -tramite l’equivoco- contraddizioni interiori che stimolino i componenti egoici stessi ad arrivare a porsi domande esistenziali sulla loro natura e la loro origine.

Durante la vita terrestre "per attrito" interiore si sono sviluppate delle forze e delle capacità: queste non essendo di natura fisica, seguono l'io entro il suo mondo e vanno ad arricchirlo di nuove doti e talenti.

Trattandosi di capacità “tinte” di usi terrestri, esse devono prima passare attraverso un “epurazione” (chiamata purgatorio) affinchè solo la purezza spirituale contenute possa accedere al mondo superiore e possa essere praticata, esercitata nella patria spirituale originaria dell’io umano.


2 - Da dove vengo?

La domanda viene posta in modo corretto se ci si chiede: da dove viene l’io e i suoi involucri? Perché essi hanno origini diverse. L’io è l’essenza, i corpi sono i “contenitori” che lo contengono.

L’io proviene da ciò che viene chiamato l’Ente universo, o Dio. E’ della stessa natura dello Spirito e quindi non ha né avuto un inizio, né avrà una fine. Inoltre non si è originato e non vive dentro ad uno spazio: lo si deve immaginare parte di una dimensione senza limiti spaziali: come il cosmo illimitato.

Gli involucri tramite cui l’io si riveste, hanno invece avuto un inizio.

Entità superiori all’io umano, donarono una parte della loro stessa sostanza di volontà, affinchè potesse divenire “materiale” da utilizzare per la costruzione di involucri adatti a contenere un giorno l’io umano.

Non si deve quindi immaginare una “creazione dal nulla”, ma in virtù di un sacrificio di alcune entità divine, si rese disponibile una base corporea su cui si poté poi sviluppare sia la coscienza umana, sia l’esistenza degli altri 3 regni terrestri. Il mondo è quindi sorto da un “dono” sacrificale.

Si parla di corpo fisico, corpo eterico, corpo astrale. Questa trinità di corpi, serve a fornire la base materiale, vitale e senziente umana. Solo il terzo elemento, ossia tramite il corpo senziente (o astrale) l’io può comunicare ai corpi la “sensazione di sentirsi”: da quel momento in poi e non prima l’esemplare può cominciare a sapere di sé.


3 - Dove sono diretto, come essere umano?

Non l’uomo, ma l’io è l’essere che è indirizzato verso una meta. Ciò che il corpo e l’anima crede suoi obiettivi, sono invece mezzi, strumenti attraverso cui l’io potrà conseguire il suo obiettivo. Egli è un essere in continuo divenire, che tende ad elevare la sua coscienza in modo di poter un giorno diventare un collaboratore attivo nella direzione dell’universo. Il lavoro che di vita in vita l’io realizza grazie alle esperienze terrene lo eleveranno ad un grado gerarchico superiore, capace di raggiungere la dignità di Co-creatore.

Lo scopo dell’uomo è sapere utilizzare la terra come strumento dell’elevazione del suo io: affinchè possa forgiarsi un essere futuro, che diverrà parte di una nuova Gerarchia angelica.

L’io dell’uomo è quindi proiettato verso un futuro glorioso, come essere divino.

Questo futuro uomo/io opererà entro un nuovo sistema solare: quando verrà decretata una nuova creazione che interesserà la vita di nuove creature, esse verranno educate, cresciute dalla gerarchia umana evoluta, affinchè possano realizzarsi scopi ancora superiori e la perfezione universale possa di continuo, arricchirsi sempre in eterno, di nuove facoltà e potenzialità.


4 - Da dove viene il mondo? Il mondo proviene da un'altra evoluzione (mondo), precedente alla presente, la quale a sua volta è provenuta da un’altra e così via. La nostra Terra ha attraversato 3 metamorfosi prima di divenire la Terra attuale.

Dapprima essa era mescolata in modo indistinto con ciò che sarebbero diventati poi gli altri attuali pianeti, tutti disciolti entro la nebulosa primordiale che diede origine al nostro sistema solare. Tale nebulosa primitiva viene designata dalla scienza occulta “Saturno”.

Saturno si metamorfosò poi in stato planetario di “Sole”, di “Luna” e infine “Terra”.

Questi stati, metamorfosi o fasi, durarono miliardi di anni.

Entro queste mutazioni planetarie, gli Elohim superiori crearono gli esseri delle Gerarchie inferiori: Archai, Arcangeli e Angeli. Poi l’uomo.

La Scienza Occulta presagisce comunque 3 condizioni esistenti prima dell’era di Saturno:

3- Condizione di Puro Calore Animico: che non è percettibile esteriormente; Principio Spirito.

2- Condizione di Pura Luce Spirituale: che esteriormente è Tenebra; Principio Figlio.

1- Condizione di Essenza Spirituale in Sè completa, la quale non ha bisogno di nessun essere esteriore per diventare cosciente di Sè. Principio Padre.

Nei Veda, la forma di spirito ancestrale pre-saturnio era chiamato Agni: il fuoco nascosto, agente e sostanza di tutte le cose.

Anche Eraclito di Efeso si rifà ad una dottrina del fuoco primordiale: “l’universo è stato prodotto dal fuoco e deve dissolversi con il fuoco”.

La scienza ufficiale parla di “evoluzione termica e chimica delle stelle”.

Accade poi, per deliberazione divina, che una parte dello Spirito andò a condensarsi in materia.


5 - Dove finirà il mondo? Il mondo non finirà, ma si trasformerà in un nuovo spazio in cui vivranno nuove creature, verso le quali io e altri umani ci occuperemo della loro evoluzione.

Non si deve compiere l’errore di credere che la Creazione debba scomparire, e la si debba distruggere: la Natura e le sue creature, deve sparire all’esterno, per risorgere nel pensiero umano. Il sasso, la pianta e l’animale sono in attesa di farsi liberare” dall’incantesimo materiale in cui sono stati posti, per farsi “umanizzare” dal pensiero umano. Vi sarà un tempo in cui il mondo ridiverrà idea (come al principio) e ogni essere sarà un pensiero vivente nella mente dell’uomo. Con la grande differenza che l’uomo sarà divenuto un Dio, un essere delle Gerarchie spirituali capace di collaborare per la creazione di un nuovo mondo. “L’evoluzione umana esiste per produrre una nuova qualità di energia, utile al progresso e al nutrimento dell’universo spirituale”. Tale energia è lo sforzo compiuto dall’uomo per ritrovare se stesso come progenitore antico di un mondo da cui è stato espulso e nel quale ritornerà per diventarne un protagonista futuro.

In tutte le scuole dei misteri si insegnava questo: tu sei un dio potenziale.

Lo scopo dell’uomo è di ridiventare un essere spirituale capace di collaborare con le forze cosmiche, con la massima consapevolezza di sè e della sua missione.



6- C’è una vita oltre quella che viviamo sulla terra?

Ciò che viene chiamata “vita” sulla terra è la porzione di un’esistenza più ampia, che si estende e si esprime in dimensioni e gradi superiori.

-esiste la vita della coscienza di veglia, in cui vediamo il mondo fisico e siamo inseriti nel corpo fisico:

-esiste la vita della coscienza di sogno grazie al fatto che temporaneamente “usciamo dal corpo” la notte, per ritornarvi il mattino: il panorama onirico assomiglia al mondo fisico, ma le leggi e le coerenze sono diverse da quelle terrestri.

-esiste la vita della coscienza dopo la morte, ove interrompiamo come nel sognare il legame con la terra con la differenza che non ritorniamo più nel corpo: abbandoniamo gli organi di senso. Ma come nel sogno, la coscienza non smette di esistere.

L’ambiente in cui si trova l’io dopo la morte è lo stesso in cui si viveva di notte come stato del “sognare”: ora però le esperienze non sono più un riflesso di eventi terresti, ma reali incontri con entità spirituali.

L’io umano resta in quel mondo per secoli. Vi porta “i frutti” del cammino terreste. Si reincontrano coloro con cui si sono intrecciati legami di destino, e con essi, si rielaborano sia le vicende terrestri, sia ci predispongono i piani di vita per poter realizzare in vite future sulla terra, nuove occasioni di sviluppo.



7 - Perché al mondo ci sono il male, il dolore e la sofferenza? La parola sofferenza deriva da "sub-ferere": ossia, "portare al di sotto". Letteralmente significa porre il dolore al di sotto della propria entità, riconoscendolo come qualcosa di separato e distinto da noi. E' un occasione per accorgersi che si può stare al di sopra di esso, elevarsi e diventare superiori al male che si prova. Significa dirsi: "questa sofferenza tocca il mio corpo e la mia anima. Le mie parti "sotto" inferiori. Ma io sono oltre ad essi: sono uno spirito superiore, che non può è soggetto nè al deperire, nè al morire, tantomeno al soffrire. Io sono collegato al corpo e all'anima, ma posso disidentificarmi da essi e contemplare il dolore come oggetto. Posso accogliere la sofferenza non come dolore in cui perdermi, ma come elemento da indagare e da studiare per trovarmi. Posso riconoscere del male corporeo o animico un splendida occasione di autoconoscenza, per destarmi." La sofferenza è la "leva" tramite cui lo spirito umano solleva la sua anima dalla terra e la innalza al cielo.

Vi sono infinite però possibilità di trarre insegnamenti anche dal piacere, dalla gioia. Non è il dolore l'unica via per elevarsi. Si tratta solo di adoperarsi per non fermarsi al godere in sè, ma a scoprire cose è contenuto nel messaggio del piacere. Mentre nel dolore siamo rimandati obbligatoriamente a "dare un senso" alla sofferenza, nel piacere questa richiesta non ci stimola a nessuna ricerca. Il dolore è masochista quando ci si ferma ad esso come "fatto di sfortuna" o insensato. Senza essere in grado di dargli un significato. Tuttavia non siamo nati per soffrire, ma neppure per godere. Siamo venuti per frequentare una scuola di vita che deve insegnarci qualcosa. A scuola può essere bello, noioso o doloroso andare. Dipende da "quanto studiamo" e dalla nostra volontà di imparare. Il piacere e il dolore possono diventare "organi di percezione della realtà spirituale". Orecchi, occhi capace di "vedere" cosa vive entro ogni impressione di gioia e di sofferenza.



8 - Cos'è l'amore? Fare l’amore e fare sesso, non sono la stessa cosa. Fare l’amore è la reale missione spirituale dell’uomo sulla Terra: fare sesso è realizzare le basi fisiche per l’incarnazione di anime umane che arrivino a realizzare, con la loro intuizione, questo amore planetario. Favorire il massimo bene per l’altro è “fargli l’amore”. Solitamente si congiunge l’attività sessuale con quella amorosa, credendo che fare l’amore sia fare sesso con amore. In realtà l’amore non è un sentimento, ma è la testimonianza della volontà del divino nell’uomo. E’ certamente piacevole fare sesso, ma nulla ha a che fare con il “fare l’amore” come atto sacrale in sè. Oggigiorno essere consapevoli della differenza fra amore e sessualità è la chiave, per conseguire e vivere una vita sana, fruttuosa e ricca. Conoscere come si è originata la sessualità lungo il procedere dell’evoluzione terrestre consegna all’uomo una consapevolezza nuova, in cui la funzione procreativa compare in una veste sacra e pura, quale è nel mondo dei fiori e nelle piante. La sessualità non ha infatti origini passionali animali, ma proviene dalla vita purissima del mondo vegetale. Al contempo si può venire a conoscere che il “bisogno di amare” che l’uomo sente come anelito fondante, è manifestazione di una forza di luce che brilla nella coscienza umana, come diretto desiderio del mondo spirituale. Non è un desiderio umano, ma divino. La vita umana è da vedere come due correnti, una che si muove per terra, in linea orizzontale, che attraverso lo spazio e il tempo, e una corrente superiore al di là dell’eternità che “segue” coordinando la corrente inferiore affinchè possano generarsi occasioni di creare amore e fraternità sulla Terra con gli altri umani. Questa è la vera felicità che cerca l’uomo. In realtà non potrà mai esistere una pace reale se vi sarà anche solo un umano ancora infelice sulla Terra. Compito dell’uomo dei nostri tempi è ridiventare “custode di suo fratello”, di sublimare la sessualità e la passione amorosa, tramutando la sessualità in libertà di agire eticamente e la passione amorosa in reale amore altruistico.



9- Dio esiste o è un bisogno dell’uomo? Se l’uomo sulla terra non esistesse, non vi sarebbe nessuno in grado di accorgersi ed attestare che vi è in atto un’evoluzione, che esistono forze e leggi agenti nel cosmo e nella natura. Tutto girerebbe comunque, ma alla fine dell’evoluzione terrestre non resterebbe nulla del lavoro compiuto: tutta la materia si dissolverebbe senza lasciare traccia. L’evoluzione non avrebbe nessun altro significato se non far vivere miliardi di esseri animali, vegetali per un determinato periodo, per poi farli scomparire nel nulla. Non vi sarebbe stato alcun senso. L’uomo è l’unico essere in grado di essere consapevole di tutto questo. L’unico in grado di poter dar un senso all’esistenza: di riempirla di significato, tramite la sua intelligenza, la sua immaginazione: di riconoscere l’agire di un intenzione primordiale. Non è l’uomo ad aver bisogno di Dio: ma è Dio che solo tramite l’uomo può arrivare a manifestare la sua volontà di creatore, di Essere intenzionalmente attivo. Se non vi fosse l’uomo, Dio non avrebbe nessuna occasione per lasciare una traccia cosciente di sé entro il divenire universale.

Dio non è un bisogno dell’uomo: l’uomo sente lo stimolo in lui perché Dio è in lui, circolante entro il suo sangue, nella sua vita: dall’interno dell’uomo attende di essere riconosciuto. L’uomo non cerca Dio perché ha paura di morire: Dio ha bisogno dell’uomo per “affacciarsi” all’esistenza cosciente. E al contempo crea nell’uomo il desiderio di incontrarLo. Dire che Dio ha bisogno dell’uomo è fuori luogo, anche se “rende l’idea”. E’ più corretto dire che l’uomo cerca Dio perché Dio ama l’uomo. Ne ha un bisogno d’amore. Mentre l’uomo è solo un a”amato” in attesa di diventare capace di amare. Sappiamo di poter sperimentare nella vita questo Essere divino. Non possiamo immaginarlo, ma vive in noi come Vita. Non è conoscenza di Dio, non è scienza di Dio. Schelling ha detto: «Si può forse dimostrare l’esistenza dell’esistenza?». Dio vive nelle nostre opere, nelle nostre parole. Non si tratta quindi di dimostrare l’esistenza di Dio, ma di farsi un’opinione della Divinità e applicarsi a renderla sempre piú perfetta.



10 - Siamo liberi, condotti dal caso o dal destino?

Sino a che l'uomo agisce sotto la spinta dei propri istinti, tendenze e passioni, non è libero. Egli crede di essere questi attributi. Si identifica con essi, credendo di sentirsi autorizzato a rivendicare le loro richieste. Perché li ritiene scaturenti dal suo essere. Ma essi non nascono dal suo vero essere. Quello che sente agire in lui non è la sua vera entità. Sono impulsi che sorgono dalle necessità del corpo o da stimoli esterni. O da elementi subconsci a lui inconosciuti. Qui il suo vero essere non si manifesta affatto. Se egli mutasse il suo modo di pensare, se cambiasse coscienza allora verrebbe a conoscere desideri che sono molto diversi da quelli che ha ordinariamente. Quegli impulsi sarebbero davvero liberi, perché li scoprirebbe allineati con il pensare morale del mondo, con l'armonia divina del cosmo. Sino a che si respinge la possibilità di poter assurgere ad un pensare superiore, non si può essere liberi. La libertà passa attraverso un superamento del pensare stesso da ente riflettente ad organo di percezione della realtà superiore. I veri desideri del vero essere dell'uomo non assomigliano a nessun desiderio terrestre: sono intuizioni che egli sperimenta al di fuori dell'esistenza naturale, senza che nella sua coscienza ordinaria vi sia neppure il presentimento dell'esistenza di un mondo spirituale. Dice Steiner nella autobiografia, al dodicesimo capitolo: "all'uomo non è dato fin dal principio il suo vero essere, la vera autocoscienza. Egli deve conquistarla dopo aver raggiunto un intesa della coscienza umana con se stessa".

Essere liberi non è fare ciò che ci piace, ma fare il nostro bene. Spesso fare ciò che ci piace non fa il nostro bene.

Obbedire al destino non è libertà. Per essere liberi dovremmo riuscire ad intuire cosa abbiamo scritto noi stessi prima di nascere nel nostro destino, per adempierlo in modo consapevole.



11 - Cosa è la verità? Un detto dice: "Se non sarai tu a cercare la Verità allora sarà la Verità a cercare te. Tramite bene o tramite male". La verità non è una nozione, è una conquista. "La verità si vede, non si ascolta, non si scrive. La luce del sole non parla: silenziosamente ha plasmato nei millenni l'occhio, per farsi riconoscere. La verità non ha bisogno di conferme. L'occhio può vedere la luce: questa è la verità". Di fatto la verità non è neanche mai stata scritta: sia perché è sempre stata tenuta nascosta, sia perché per sua natura, è irraccontabile. Infatti la verità non è una cosa, ma un essere vivente. Cambia, muta di tempo in tempo, di immagine in immagine. Anche essa si trasforma: ciò che era vero 1000 anni fa, ora non è più vero. Manca di attualità. Diventa anacronismo. Non esiste nulla di immutabile. La verità è viva, palpita. Vive di cuore in cuore. Se venisse bloccata, fermata in un concetto, morirebbe. Se fosse strappata dal contesto, per poterla fissare in una forma così come un cuore fuori dal corpo, morirebbe. Una tecnica infallibile per distinguere il vero dal falso, le informazioni giuste o sbagliate, è la seguente: si tratta di prenderne una, applicarla nella pratica della vita e attendere, per vedere cosa produce. Qualsiasi cosa, se è vera, nel tempo realizza qualcosa di fecondo, di buono. Se è sbagliata o falsa non porta a nulla, o ancor peggio porta alla degenerazione.



12 - Cosa è il peccato? “Il desiderio è la liana dell’esistenza», dice un testo sacro indù, il Dhammapad. E questo è vero, sino a che un uomo rimane tale. Ma cambia quando diventa un uomo spirituale. Il desiderio deve spingere l’uomo a superare non il desiderio, ma la sua umanità. Il desiderio è il “motore” che spinge l’uomo a cercare il significato che si cela dietro allo stimolo, al piacere, al godere. Il desiderio non esiste per essere goduto: ma è un “messaggio” di autoconoscenza. Non vi è nulla di impuro. E' impuro ciò che viene concepito tramite la mente umana: i pensieri umani si originano tramite la materia, la sostanza nervosa e questa commistione crea "l'adulterio" fra l'anima umana e il suo spirito, fra l'uomo e le cose. Se si potesse operare scelte, astraendosi dal pensare cerebrale, uscendo da esso, si opererebbe in purezza e nessun "peccato" si originerebbe. Il problema è "poggiare solo sulla mente nervosa" senza isolarsi in se stessi e interrogare la propria anima, sganciata dal corpo.

L’uomo giunge sulla terra con la “licenza” di sbagliare: solo sbagliando può imparare e correggersi. Sbagliare una volta non è peccarto. “Peccato” è ripetere lo stesso errore: senza capire il senso dello sbaglio.



13 - Quale è il senso della vita? Dare senso, significato alla vita è lo scopo dell’uomo. E’ dotarsi di un senso “superiore” che permetta di vedere i fili, i legami che esistono al di là della sola vita materiale: è vedere le forze e gli inteni che “tessono” un piano in cui l’uomo è parte integrante, co/creatore e partecipatore. Il senso della vita è vedere al di là della vita e considerarla come una fase di un percorso eterno, lungo il quale ogni umano lascia un impronta eterna e universale.


Tiziano Bellucci



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