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Cosa vuole Dio da me? Cosa e' bene e cosa e' male?

Le sorgenti della moralità e dell’immoralità

Esiste un bene e un male oggettivo? esistono valori morali universali? dipendono dalla cultura, dalle religioni, dalle convenzioni?

Se il bene e il male sono solo opinioni personali, e quindi non esistono leggi morali universali, allora ognuno è libero e autorizzato a fare ciò che gli pare?


L’esoterismo dice che invece esistono idee universali che sono oggettivamente “buone” entro l’uomo: ma quali sono queste dimensioni umane universali? Quali sono e dove sono queste idee buone?

Anche se a tutta prima può sembrare surreale, la risposta è già presente entro l’anima umana. Arriva un tempo in cui devo pormi questa domanda: chi sono io? Quale è il mio ruolo nell’umanità? Le mie doti, i miei talenti, a cosa servono e come li posso usare? Quale è la mia missione sulla terra e in che modo posso contribuire ad arricchire gli altri umani? Cosa posso fare per migliorare il mondo?

Il bene morale supremo che come uomo conta davvero è ciò che il mio spirito può fare, agire, immettere nell’umanità a favore degli altri. Il massimo bene è capire ciò che io sono e chi io sono come spirito.


Esiste un’evoluzione della moralita?

In tempi passati, sino ai tempi di Kant (200 anni fa), una persona era giudicata “moralmente buona” se osservava e praticava la legge.

Oggi l’individuo che –come una volta- osserva tutte le norme, le leggi e comandamenti non fa nulla di moralmente “buono”: ha solo creato i presupposti per iniziare a fare qualcosa di buono.


Le leggi e i comandamenti, servono all’uomo solo come base per divenire creatore della sua libertà: una legislazione umana moderna, dovrebbe essere in grado di limitarsi SOLO di proibire, di impedire quelle azioni che limitano e rovinano la salute e la libertà dell’altro.

Una legge che oggi volesse rispettare l’urgenza della libertà umana attuale e volesse essere degna dell’aspirazione umana verso la libertà, dovrebbe limitarsi a proibire le azioni che realmente tolgono la libertà all’uomo.

Nessun essere umano ha il diritto di dire ad un altro cosa deve fare: perché ciò che un singolo umano è chiamato a fare è assolutamente specifico, riguarda solo lui, la sua missione di individuo peculiare. Nessuno ha di conseguenza il diritto di giudicare le azioni che devono essere fatte o che sono state fatte da un altro uomo.

La legge deve dire quali azioni NON devono essere fatte, per non ledere i diritti e la libertà degli altri. Ma la legge NON può dire cosa l’uomo deve fare: perché il “fare” umano è un fatto che deve divenire assolutamente libero. Non essendo ancora libero l’uomo, ma potenziale.

Un uomo che riesce ad esprimere la sua essenza e quindi diviene libero, sente emergere in lui un immane rispetto verso il mondo e le sue creature: non potrebbe mai venirgli in mente di ledere e compromettere la salute e la libertà sua e degli altri esseri viventi. Non ha lo stimolo, non ha interesse a fare cose che siano contro l’armonia delle cose e del mondo. Le leggi che lo regolavano, diventano superflue.

Le proibizioni

I dieci comandamenti di Mosè non dicono ciò che si DEVE fare, ma ciò che NON si deve fare, sono delle “proibizioni”: “Non uccidere. Non commettere adulterio. Non rubare. Non dire falsa testimonianza. Non desiderare la donna d’altri”. Ecc… I comandamenti dicono “ti è proibito fare queste 10 cose”.


Nessuno può dire cosa l’uomo deve fare

Non può e non deve esistere una legge che “comanda” cosa l’uomo deve fare. Un conto è proibire, un conto è obbligare a fare una data cosa.

Ciò che l’individuo deve fare non può avvenire tramite un’imposizione esterna, ma tramite una conduzione dall’interno.

L’osservanza delle leggi, il proibirsi le cose, non è il bene morale. La legge serve solo a mantenere un certo ordine entro la comunità umana, così come le leggi del traffico servono per regolare i movimenti reciproci. Ma il vero bene morale, è ciò che “fa bene” all’umanità. Le leggi di oggi, sono “buone” per l’uomo? Creano del bene e sviluppo di responsabilità?


Una legge, attuale o antica non fa mai del bene e non è mai buona: serve a creare le basi affinchè l’uomo non compia azioni che vadano a svantaggio degli altri simili.

Tuttavia, un gravissimo male morale di oggi, è l’arroganza e la grande presunzione delle leggi attuali che si permettono di dire all’uomo cosa deve fare. Colui che si ribella a queste leggi disumane e quindi non fa ciò che viene detto di fare, viene punito. Obbligando sempre più persone a fare ciò che viene imposto di fare si va incontro ad un controsenso evolutivo, che nega l’anelito e la missione riposta entro lo spirito umano stesso. E quale è questo compito atavico entro l’umano? La sua Essenza è sviluppare un auto controllo, un auto regolamento, un auto consapevolezza tale da non necessitare più di nessuna disciplinamento, di nessun comandamento. E’ di divenire lui stesso un collaboratore attivo e cosciente insieme alle forze universali. Questo impulso porta ad un’auto realizzazione dell’umano.

A chi possa sembrare questa affermazione un’utopica meta, occorre rispondere: non l’uomo ha creato lui stesso questo anelito, ma il divino stesso che ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza dal principio non per sottometterlo alle sue leggi, ma proprio per portarlo a diventare un suo cooperatore.


La Legge non sparisce: ma rimane un substrato, un fondamento per promuovere l’individuo a lavorare in se stesso.


Essere “buono”

Fare il “bene” non è ubbidire ad una legge, fare il bene è fare azioni che possano far “fiorire” l’altro umano, innalzandolo e quindi facendolo crescere, rendendolo migliore rispetto a ciò che era prima.

Solitamente la legge minaccia colui che va contro di essa, lo mortifica. Rassegnarsi ad una legge è sentire che il proprio spirito può entusiasmarsi, lievitare, crescere?

Oggi osservare le leggi e i comandamenti è opposto allo spirito di libertà umano: seguire soltanto le leggi è non fare nulla. E’ non fare né il male e né il bene. Certamente la proibizione ti delimita e ti fa stare lontano da azioni nocive, ma al contempo di fa anche stare lontano dal bene. Crea inerzia, staticità, immobilismo, paralisi.

“Essere buono”, il fare il bene, l’avere la così detta “bontà di cuore” oggigiorno non è più inchinarsi alla volontà di un comandante divino o giuridico: attualmente è capace di fare il bene solo colui che “arricchisce” l’altro, chi è capace di offrire con i suoi talenti e le sue capacità occasioni di crescita e sviluppo. E’ “buono” chi dona, offre le sue doti come fonte di ricchezza per l’umanità.

Un individuo che non crea crescita, prosperità nell’anima dell’altro non è buono per l’umanità. E’ buono chi contribuisce a offrire agli altri idee, spunti, azioni per indicare all’altro vie e percorsi per liberarsi dai suoi propri occulti schemi, dai suoi limiti. E’ buono davvero solo colui che agisce e fornisce strumenti creativi, artistici per promuovere la liberazione del suo prossimo e lo aiuta così a migliorarsi, ad essere migliore di quanto era prima.

Non è fomentare un “osservanza” rigida delle leggi, il rimedio per l’umanità. L’individuo che si sottomette ai comandamenti è appartenente ad una fase antica, ad uno stadio infantile dell’umanità: è un essere che vive in modo acronistico.


Un individuo che passasse la vita solo ad “osservare” i comandamenti, a sacrificarsi ubbidendo reiteratamente alle leggi, senza compiere azioni per paura di disubbidire, è un individuo che non ha vissuto, che non ha aggiunto niente al mondo, che non ha creato nulla di bene, di nuovo. Non è un “buono”: è anzi un “buono a nulla”, inutile per il progresso morale della Terra.


La moralità del passato chiedeva all’uomo: “cosa hai fatto di male?

La moralità del futuro chiede: “cosa hai fatto di bene”?


La nuova moralità: i due passi

E’ esistita una prima fase, un primo passo dell’umanità in cui la era necessario che venisse “comandato” dall’esterno cosa l’uomo dovesse fare, perché non esisteva ancora nella sua anima una legge di orientamento interiore della sua coscienza. L’uomo antico, ha attraversato uno stadio “infantile” della coscienza e così come è necessario dare “ordini” ad un bambino perché non ha direzioni interiori, fu indispensabile condurlo tramite un’autorità esterna sino alle soglie del tempo in cui l’umanità è divenuta adulta nell’interiorità.

Il bene morale, una volta era quindi “osservare le leggi” per tutti, lasciarsi condurre dalla saggezza del cosmo, perché non esisteva ancora un’individualizzazione, un’autonomia dell’io singolo.


Oggi, dopo la venuta del Logos 2000 anni fa, avviene una seconda fase, un secondo passo: nel nucleo dell’anima il germe dell’io autonomo, il logos individuale, è nato, è sorto, è “brillato” e una guida esteriore deve divenire superflua: l’io è maturo per poter orientarsi autonomamente.


Umanizzare la Natura "Onora il Padre e la Madre": il Padre è il cosmo, la Madre Natura la Terra. La Natura sembra non poter essere più un modello da imitare. Ma la Natura non non può essere motivo di rinnegamento: ogni umano viene da essa. E’ vero che le leggi della Natura devono venire superate dall’uomo. Ma superare, non significa andare contro Natura, la quale ha pasciuto ogni uomo. Superare Madre Natura significa essere diventati adulti e avere imparato dalla propria Madre una lezione di vita, che ci permette di essere uomini liberi, autonomi, ma buoni e saggi, come la Natura. L'uomo che è cresciuto, non può essere una ripetizione del modello della Natura, come l'animale: deve essere un esemplare della Natura, che non la cambia la Natura, ma la perfeziona. "Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento" (Vang. Matteo) "Portare a pieno compimento" significa usare la base umana naturale, per conquistare una saggezza interiore responsabile e perfetta come quella della Natura, nata dalla libertà. Una natura umanizzata. Superare la natura significa divenire capaci di far risorgere artisticamente dentro la propria coscienza una nuova saggezza della natura, una saggezza individualizzata. Una Natura umanizzata capace di una nuova etica, basata sull’amore, sulla sacralità e la libertà.

Si può dire che la cosiddetta “legge di natura”, che organizza e struttura nei regni animale, vegetale e minerale deve venire oggi “superata” nell’uomo e dall’uomo. Non si possono più prendere i modelli dalla natura per vedervi una sorta di “legge morale”: anche se esiste una saggezza e un rispetto meraviglioso dell’armonia degli ecosistemi entro la natura, imitare quella saggezza sarebbe ritornare “indietro”, far retrocedere l’umanità in uno stadio in cui essa era “sottomessa” e guidata dal cosmo.

Il compito dell’uomo è un altro: è un ribaltamento delle vecchie concezioni, la costruzione di una nuova etica, di una nuova morale che si basa su una logica di amore e libertà, intessute insieme.

Il bene morale è solo ciò che l’individuo crea con le forze dell’amore e della libertà.


Questo “bene” morale non dipende da cosa si fa, ma dal modo in cui si fa un’azione. Mille persone, mille cuochi possono cucinare un piatto, ma ogni piatto verrà diverso: ogni cuoco ci metterà qualcosa del suo essere, e ogni piatto avrà un’impronta diversa. L’intenzione d’amore, la passione, i pensieri, i sentimenti con cui viene preparato un piatto cambierà il sapore della pietanza a seconda delle impronte morali e passionali di quel dato cuoco.


La fecondazione dell’umanità non è tanto nelle nostre azioni esterne, ma nei pensieri e sentimenti individuali che accompagnano le nostre azioni.

Cosa vuole Dio da me?

Il Creatore non mi ha creato per farmi divenire un automa che esegue i suoi comandamenti. La sua Volontà, non può essere che io gli ubbidisca reiteratamente. Mi ha creato perché vuole me, vuole che io mi realizzi e porti alla massima espressione il mio spirito. Dio vuole che io diventi consapevole della ricchezza onnipotente che vive nel mio spirito e vuole che io abbracci e trovi in me, che goda di questa ricchezza tramite un cammino di totale libertà e autonomia.

Sino ad ora, la volontà di Dio era la volontà che altri uomini usavano su di me. Non era ciò che Dio vuole realmente da me.

Dio vuole che la mia forza divina si sprigioni da me, e vada nel mondo. Quello che io faccio nel mondo diviene così un “bene” morale. L’essenza genuina spirituale dell’uomo si esprime nel mondo, allo stesso modo “profuma” il mondo come la rosa profuma il giardino.

Le “leggi” da osservare, sono come le forze che fanno crescere le piante sulla terra: il terreno è uguale per tutti i fiori, ma ogni fiore spunta manifestando qualità, colori diversi, una ricchezza infinita di colori a seconda del suo proprio spirito di gruppo. Allo stesso modo, l’umanità deve “fiorire” sullo stesso terreno di leggi umane uguale per tutti, o religiose deve arrivare ad esprimere il proprio talento individuale come spirito unico e irripetibile.

Ogni viola, ha uno spirito che guida il suo sviluppo: nessuna rosa o margherita possono dire alla viola come deve crescere. Così è per ogni spirito umano: nessun altro spirito può suggerirgli cosa deve fare per crescere: autonomamente e spontaneamente arriverà ad esprimere se stesso.


Cosa e' bene e cosa e' male: moralità e immoralità

L’umanità è un grande organismo: ogni razza, popolo è un suo sistema vitale, ogni esemplare della specie è una cellula di un rispettivo organo vitale.

Se anche solo una cellula del corpo globale della Terra è ammalato, tutto il corpo ne risente. La massima morale biblica “ama il prossimo tuo come te stesso” ha un rivolto esoterico che intende ogni essere dell’umanità appunto come parte di un organismo vivente unitario: “ama il prossimo tuo perché lui è te stesso”. Ogni essere che alza o abbassa se stesso, alza o abbassa di riflesso, tutta l’umanità.


La morale dell’individualista etico è la volontà che dice: “io non faccio ciò che mi piace, ma faccio ciò che voglio”, perché il mio desiderio coincide con la volontà dell’amore che preserva, protegge e vivifica tutti.


Serve un nuovo progetto di uomo, per la creazione dell’individuo etico del futuro, che va preparato sin dalla gioventù: una nuova pedagogia, una nuova formazione scientifica e culturale che consideri anche l’essere spirituale nell’uomo.


LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA: il pensare del cuore

L’umanità si trova ad una grande svolta: da “bambina” si appresta a diventare “adulta”.

Il consorzio umano –sino al secolo scorso- è stato condotto per mano, tramite le leggi dello stato e i comandamenti della chiesa, verso questo momento. Sino a che il bambino era tale, aveva bisogno di farsi dire dall’esterno cosa doveva e non doveva fare.

Viene ora un periodo difficile, ma molto bello, in cui si fa un passo avanti. Sorge dall’uomo di oggi la capacità di auto gestirsi dal di dentro.

La “conduzione dal di fuori” non va più bene. Il bimbo cresce e il suo abito (leggi, regole, comandi) diventa sempre più stretto. L’umano ha bisogno di un “nuovo vestito”.

Le leggi non spariranno, ma diventeranno sempre più superflue. Perché apparirà in modo spontaneo una nuova facoltà nell’uomo: il “pensare con il cuore”

Non si giudicherà più secondo peso, numero o misura, ma i nuovi rapporti di regoleranno tramite fiducia, amore e speranza nell’altro umano.

L’uomo sentirà sempre più in modo naturale che non ha più senso un mondo in cui conta solo il profitto e l’egoismo: se si vuole andare avanti, lo si può solo se si ha estrema e intima fiducia, se si sente tenerezza e amore, se una cristallina speranza riempie i cuori.

Il cuore avrà pensieri caldi, vivi e pieni di entusiamo.


Tiziano Bellucci



"Il bene del corpo è la salute, il suo male è la malattia.

Così è anche per gli uomini: stanno bene in salute quando si favoriscono a vicenda come gli organi e le cellule di un organismo; stanno male, soffrono, quando si mettono gli uni contro gli altri, quando ognuno pensa solo a se stesso”.

I tre grandi beni morali:

LA COMUNIONE (l’amore) CON IL DIVINO: l’uomo proviene da una condizione di unitarietà, dove le Forze di Natura (Dio) guidavano con comandamenti e leggi l’umanità bambina (sviluppo della Fede).

L’AUTOMONIA (la libertà) DEL SINGOLO: ad un dato momento le Forze di natura si “ritirano”, smettono di dirigere: l’uomo viene “caduto” (espulso) dalla condizione di unitarietà, perde il contatto con il divino per trovarsi posto nella possibilità di divenire autonomo, separato e quindi predisposto a scegliere in modo libero, nella sua solitudine (sviluppo della Conoscenza)

L’EQUILIBRIO di COMUNIONE e INDIVIDUALITA’(l’amore per il favorire la libertà di tutti). Ogni umano è stato creato da Dio unico ed irripetibile: ciò che è contenuto nel suo spirito individuale è assolutamente unico e questa unicità gli conferisce il dono di poter agire, creare e dare al mondo le sue capacità, in modo completamente peculiare, diverso da tutti gli altri umani.”

P. Archiati



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