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DIVENTARE CHIAROVEGGENTI. PENSARE IL VIVENTE

DIVENTARE CHIAROVEGGENTI. PENSARE IL VIVENTE


Quella che segue è un osservazione interiore. Nella scienza spirituale si parla di “pensiero vivente”. Ma cosa è, come si fa a pensare in modo vivente? Solitamente si pensano idee, tramite immagini. Si associano temi e concetti.


Esiste un modo di pensare che abbraccia tutto, senza bisogno di parole e astrazioni, di memorie associate.


Si può rafforzare quella che è l’ordinaria attività di pensiero, tramite una intensa concentrazione; essa diviene qualcosa di diverso dall’ordinario: appare come una forza autonoma, distinta dalla coscienza, un’energia impersonale. Smette di essere un supporto della coscienza, diventando un organo di percezione, di vedere: diviene un “occhio” reale. Un occhio capace di guardare dentro il mondo spirituale.

Si può smettere di “pensare” pensieri, divenendo capaci di osservare la forza pensante in sé.

“Osservare la forza di pensiero in atto”. Non stiamo parlando di un assurdo filosofico.

Giungere ad osservare il pensiero come forza, è già un processo spirituale: è vedere l’operare dello spirito, che si estrinseca nell’etere vitale, entro il nostro stesso corpo eterico.

Pensare in modo vivente non è piu pensare, ma diviene un “vedere” gli esseri spirituali che vivono nelle cose. E dentro di noi. Ci si accorge che l’ordinario pensare era una “limitazione” del vivere nelle cose. La visuale su sui si pensava cessa di essere i nostri pensieri e diviene vita, attualità del mondo spirituale.

Il pensiero, non è qualcosa che produciamo noi neurologicamente: è un essenza che ci rende partecipi della vita universale. Pensando la vita non possiamo viverla. Immettersi nell’esperienza del pensare vivente è cessare di pensare: è vivere il mondo spirituale.

La natura del pensiero di fatto si palesa come un essenza titanica di vita fluente incessante, un tessuto sovrasensibile ove si intrecciano colloqui spirituali, deliberazioni di volontà promananti da entità divine: impulsi connotati secondo progetti e intenzioni di una saggezza sovrumana. In esso fluttua la “parola primordiale” cantata di coro in coro, di angelo in arcangelo. Il pensiero usuale è quindi un “non pensiero” ossia, un cadavere. Ma deve divenire tale, per poter essere cosciente di sé. Deve diventare pensare umano, per essere ritrovato come pensare divino.


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