L’UOMO COME “RIGENERATORE” DI VITA DEL COSMO
Non si deve credere che l’uomo abbia sempre “pensato” o creato in se i pensieri come fa ora. Nell’epoca in cui agivano le Exusiai (dal 747 A.C. sino al 4° secolo) la conoscenza non era “studio”, informazione: era esperienza diretta.
Ad es. il greco antico non elaborava da se stesso il pensiero tramite memorie e associazioni, comparazioni, ma riceveva dall’esterno –durante l’esperienza di percezione- i concetti già pronti, già definiti. Mentre osservava, oltre alle forme e i colori, sorgeva in lui anche il concetto o idea della cosa osservata, come “riversata” dentro di lui.
Oggi, osservando un colore o una forma di un oggetto non si può credere che siamo noi, con la nostra attività “a creare forma e colore”: le riteniamo qualità che provengono dall’esterno, appartengono all’ente osservato.
Allo stesso modo “sentiva” il greco: il concetto o conoscenza della cosa osservata apparteneva alle cose, era dentro alle cose; non era qualcosa che egli creava dentro la sua testa. Sentiva che da fuori, da dentro le cose, la conoscenza penetrava dentro di lui.
L’antico greco, di fronte ad una rosa, non aveva bisogno di andarsi a leggere trattati di botanica o conoscenze enciclopediche: riceveva istantaneamente mentre guardava, la comunicazione vivente di ciò che era presente come “essenza” dentro l’oggetto osservato. Aveva l’esperienza spirituale della cosa in sé. Non elaborava in proprio le sue opinioni: si creava una conoscenza diretta, fra osservatore e “osservato”. Riceveva come un dono, i pensieri dal mondo spirituale, dagli esseri elementari. A quei tempi una “scienza” come quella attuale che computa, analizza, compara e ipotizza non sarebbe servita a nulla: perché si arrivava ad “incontrare” l’essere, non la sua “spiegazione”, o la sua ipotesi.
L’uomo doveva e deve credere di essere lui ad elaborare i pensieri, deve perdere la connessione con il mondo delle idee.
L’uomo deve imparare a “pensare” lo spirito dentro le cose. Deve ritrovare e riconoscere lo spirito che agisce ovunque. L’antroposofia può aiutare a suscitare nell’uomo impulsi morali capaci di sentire la presenza dello spirito nelle cose, di poter percepire entità viventi entro ogni creatura. L’uomo deve essere capace di pensare in “senso morale” la vita del mondo.
Ciò che viene definito “l’ordine naturale” o “saggezza della natura” altro non è che “legge morale universale” che è istillata in ogni essere terrestre. Il materialismo ha eliminato, cancellato la base spirituale del cosmo, vedendo solo ovunque astrattezza di leggi naturali inconsapevoli di sè.
Pensare “morale” significa: sentire l’universo come un unico organismo dove ogni essere è collegato e partecipa al divenire mondiale.
Dopo la nostra morte, si verrà a sapere se si “è pensato moralmente” se si è stati capaci di sentire lo spirito nel mondo. Ci sono entità (Archai) che hanno il compito di ricollegare i nostri pensieri, al cosmo, di inserirli entro il cosmo. E saranno essi a dirci se siamo stati in grado di ridare al cosmo la moralità che abbiamo riscoperto dentro la creazione.
Lo spirito si aspetta dall’uomo una rigenerazione del mondo spirituale stesso. Lo spirito esige che l’uomo divenga l’essere capace di pensare in modo individuale contenuti universali. Un entità capace di tradurre l’esperienza monistica del “tutto dello spirito” in caratteri di “individualizzazione umana. Missione impossibile rendere individuale il sovraindividuale, spiritualizzare la materia, separare il tutto, senza ucciderlo?
L’uomo ha il potere di pensare in proprio, senza l’influenza degli Dèi; può pensare in due modi: in modo vuoto, materialistico oppure in modo vivente, colmo di spirito.
Egli può decidere se riconsegnare al cosmo pensieri morti, o pensieri viventi.
Il mondo spirituale ha bisogno del pensare umano, nato dalla vita entro l’egoismo, entro la separazione: gli Dèi hanno bisogno di “rivitalizzare” l’antico mondo spirituale grazie alla facoltà umana di individualizzare tutto.
Il cosmo attende che l’uomo sia capace di dare all’universo il “senso” della vita universale. Mistero dei misteri: che solo l’uomo può sciogliere, attraverso il suo spirito individuale.
Da essere dell’egoismo, che ha vissuto nella massima separazione ed alienazione, può divenire l’essere che arricchisce il cosmo in modo nuovo.
L’iniziazione è quella via che permette all’uomo di essere in grado come nell’antichità di collegarsi con il divino, non come dono, ma con sforzo interiore, quindi con piena consapevolezza, partendo da se stesso.
Tiziano Bellucci
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