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Ognissanti e la COLLABORAZIONE CON I DEFUNTI

LA FESTA DEGLI INIZIATI


Spesso non ci si domanda il perche del nome della festività di “ognissanti”. La festa di “tutti i santi”? Chi è, e cosa é il “Santo”.


Un “santo” è un individuo che ha compiuto un lavoro di elevazione, sino a conseguire la capacita di chiaroveggenza. Quindi un “iniziato”. Auguri a tutti coloro che hanno la grazia o il dono di vedere nello spirito. Il 1 novembre, è la loro festa, la festa degli Iniziati. Di ogni Santo.

Il 2 novembre è invece il tempo della COLLABORAZIONE CON I DEFUNTI

Steiner dice che in Raffaello Sanzio agiva il padre che era morto quando egli aveva 10 anni. Il padre gli ispirò dal mondo spirituale quelle forze artistiche che egli poi manifestò nelle sue grandi opere.

Lo stesso può accadere ad altri umani.


Spesso ignoriamo che sono i defunti la causa di alcuni fatti verso cui intraprendiamo iniziative.

Possiamo ad esempio sentire la passione per la ricerca spirituale esoterica senza renderci conto che essa è stata sollecitata e favorita da un ispirazione proveniente ad esempio, da un nostro caro defunto. Dopo la morte di un parente o un amico, può accadere di avvertire il sorgere di una frenetica passione o interesse per l’invisibile, senza individuarne la causa.

Poi, a distanza di anni, può accadere che in un momento di grazia, ad esempio, mentre si sta pregando al cimitero il proprio caro, ci giunga il pensiero: “sono io che ti ho spinto a studiare, a cercare l’occulto. Dopo la mia morte avevo bisogno di orientarmi in questo mondo e ho percepito che tu potevi aiutarmi.

Ogni stimolo, ogni sete che sentivi sorgere in te, erano in realtà miei stimoli, miei desideri e richieste di conoscenza che suscitavo in te, affinchè tu potessi consegnarmi un nutrimento, una luce adatta a vivere in questo mondo, a capire le leggi di questo mondo in cui mi trovo”.


E può accadere che ora, dopo molto tempo non siamo più noi a nutrire i nostri defunti, ma sono essi che in casi particolari ci inviano giuste intuizioni e illuminazioni riguardo i fatti della vita. Essi sono cresciuti entro l’aldilà grazie alle nostre conoscenze, e ora possono guidare i nostri passi, illuminando la nostra vita.

Spesso i defunti possono aiutarci. Anche bambini morti precocemente -che furono in vite precedenti esseri molto evoluti- dopo la morte possono essere fonte di grande conoscenza spirituale ispirata.

Chi è vivo deve stare a disposizione del defunto. Il defunto deve poter inviare i propri pensieri a chi è vivo. E ogni uomo ha il dovere di “dotarsi” di conoscenza spirituale, per poter instaurare un contatto, una via di comunicazione con l’aldilà in modo che dai defunti possa fluire una corrente di saggezza che illumini la vita terrena.

Anche noi stessi, quando passeremo per la porta della morte non termineremo così la nostra attività per il progresso della civiltà terrestre, ma potremo operare nel mondo fisico, se ci saranno uomini in grado di accogliere le nostre ispirazioni.

LA RELAZIONE VIVENTE CON I DEFUNTI

Uno dei compiti dell’antroposofia è quello di ricostruire un ponte tra i vivi e i morti, adeguato al grado di evoluzione dell’uomo odierno. Coltivando in noi pensieri di contenuto spirituale.

I morti avvertono i nostri pensieri, le nostre emozioni, i nostri sentimenti positivi o negativi.


La “sostanza fisica per loro non esiste più”.


Per comunicare con i Morti bisogna rivolgersi a loro creando nella nostra fantasia le immagini più vivaci che ricordiamo del loro atteggiarsi fisico nella vita.

Momenti importanti per il rapporto con chi vive nel mondo spirituale sono quelli dell’addormentarsi e del risveglio; più precisamente: il momento in cui ci si addormenta per porre delle domande ad un defunto; il momento del risveglio per ricevere delle risposte

Un servizio straordinario può essere reso alle anime dei trapassati leggendo per loro pagine di libri che trattano argomenti spirituali. Si scelgano passi comunicati da chiaroveggenti e si legha ad alta voce, immaginando di essere seduti di fronte al nostro caro defunto.

Colui che acquisisce sulla Terra la pratica della vita spirituale percepirà lo spirito nell’ aldilà, nella misura in cui la sua attività interiore qui glielo farà comprendere. Gli uomini devono qui sulla Terra conquistarsi sempre di più rappresentazioni sulla vita dopo la morte per essere in grado di ricordarsene dopo la morte, onde portare con sé qualche cosa al di là delle porte della morte.


Tiziano Bellucci

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